30 Giugno 2022

Nuove risposte per domande nuove

Anche Caritas Italiana e alcune Caritas diocesane al Festival della partecipazione, che si è svolto a Bologna

Nella foto, il primo da destra è Massimo Pallottino, operatore di Caritas Italiana e autore di questo articolo

Anche per questa settima edizione è stata Bologna a ospitare, tra il 24 e il 26 giugno, il Festival della Partecipazione. Si tratta di un appuntamento organizzato da Action Aid, CittadinanzAttiva e Legambiente, quest’anno con la collaborazione di Caritas Italiana. Titolo: “ReAgire. Nuove energie per la partecipazione oltre gli shock della pandemia e della guerra”.

Ce lo dice il mondo attorno a noi: è necessario alzare il livello di consapevolezza e di impegno civico per perseguire un bene comune sempre più difficile da scorgere all’orizzonte. E quella di Bologna è stata una occasione interessante per parlare di molti temi sui quali l’impegno del mondo Caritas è sempre stato attento. In una situazione nella quale ogni scelta sembra necessariamente improntata a criteri di carattere tecnico, oppure affidata a una sorta di urgenza ineluttabile, è invece assolutamente necessario recuperare un protagonismo per collaborare attivamente nella definizione di un modello di società che veda davvero la dignità della persona umana al centro di ogni politica e riflessione.

È necessario alzare il livello di consapevolezza e di impegno civico per perseguire un bene comune sempre più difficile da scorgere all’orizzonte

È questa la società nuova che desideriamo, ed è in questa direzione che a Bologna sono stati sviluppati alcuni interessanti ragionamenti, ad esempio sull’estensione dei diritti di cittadinanza ai ragazzi stranieri nati in Italia, oppure che in Italia hanno completato un ciclo di studi. O sulla necessità di resistere alla pressione delle lobbies che vorrebbero includere a livello europeo tra le fonti energetiche verdi anche il gas e il nucleare. Oppure sull’attenzione da porre al modo in cui verranno spese le risorse del PNRR, con percorsi che sono – a tutt’oggi – ancora poco trasparenti.

In questi e altri campi si aprono ampie aree di convergenza e di collaborazione, nello spirito della “Fratelli tutti”: «Prendersi cura del mondo che ci circonda e ci sostiene significa prendersi cura di noi stessi. Ma abbiamo bisogno di costituirci in un “noi” che abita la Casa comune» (FT 17). Veramente cogliamo una ricchezza nel confrontarci su questi temi con organizzazioni e mondi diversi dal nostro, ma con cui troviamo motivi importanti di sintonia. E in questo spazio di confine proponiamo temi che ricollegano il nostro impegno al nostro mandato originale, fondato sul Vangelo e sulla dottrina sociale.

In primo luogo il nostro chiederci come “porre al centro” le persone, e in particolare coloro che spesso sono soltanto oggetti o destinatari di politiche. È proprio con i poveri, le persone che vivono condizioni di fragilità che è necessario costruire questo “noi”, aprendo spazi perché possano esprimere la loro voce sia nella costruzione di servizi sia in una riflessione più ampia sul senso complessivo dell’azione di chi cerca di offrire una visione di società attenta ai diritti di tutti e alla dignità di ognuno.

Proprio con i poveri è necessario costruire questo “noi”, aprendo spazi perché possano esprimere la loro voce

Questo è stato il senso dell’evento organizzato da Caritas Italiana nel corso del Festival, con il titolo “Non lasciare indietro la voce di nessuno. Soggetti di uno sguardo diverso”, che ha raccolto voci diverse: quella di persone che hanno fatto l’esperienza della fragilità, e che magari hanno trovato il modo di proporre questa esperienza come nuovo sguardo sulla realtà; quelle del mondo Caritas, dove si tenta di integrare queste voci in un percorso di rinnovamento dell’approccio; quelle di altre esperienze associative in cui la partecipazione civica di coloro che sono solitamente emarginati dalla vita sociale, come i migranti e i rifugiati, diventano presidio per la nostra stessa vita democratica. Il confronto con Caritas Francia su tali temi ci ha permesso di vedere un caso in cui questa sensibilità viene integrata a livello istituzionale.

Altre voci Caritas in diversi momenti del Festival hanno proposto un angolo di lettura diverso. In un mondo in cui spesso si parte dalle risposte, in qualche modo date in base al contesto istituzionale e normativo, si è voluto sottolineare l’importanza di partire da una lettura dei bisogni, anche per sostenere l’orientamento di istituzioni pubbliche che talvolta faticano a trovare una connessione diretta con le sezioni più vulnerabili della società. In questo è davvero utile declinare una idea di coprogrammazione davvero incisiva. E particolarmente in questa fase, di messa in opera del PNRR.

E infine, andando alla radice più profonda del nostro impegno, appare quasi scandaloso (evangelicamente scandaloso!) il richiamo alla ricerca di come essere protagonisti di un cambiamento attraverso il dono di sé con un appello che parte dalle giovani generazioni (e dalla loro difficoltà a trovare spazio in organismi spesso poco aperti all’ascolto), ma che riporta all’essenziale l’impegno di ciascuna e ciascuno di noi.

Si tratta di un percorso difficile ma appassionante, che rischia di portarci su strade inesplorate. Ma è anche la sfida di un mondo sempre più complesso, in cui le risposte alle domande di ieri non vanno più bene, proprio perché sono le domande a essere cambiate.

LE CARITAS DIOCESANE AL FESTIVAL DELLA PARTECIPAZIONE

Buoncristiano, Ponti, Chiaro, Tossani

Marina Buoncristiano, Caritas Potenza: «Al Festival abbiamo presentato il progetto “Lievito nuovo per pane vecchio”, che ha visto i beneficiari dei servizi di aiuto alimentare pensare con noi al miglioramento dei luoghi dove si svolge il servizio…» Ascolta

Lorenzo Ponti, Caritas Reggio Emilia – Guastalla: «Quando si accoglie qualcuno non bisogna pensare unicamente a un intervento materiale ma cercare di capire le sofferenze e i tempi di questa persona…» Ascolta

Gianluigi Chiaro, Caritas Bologna: «È necessario sempre di più costruire dispositivi che aiutino il dialogo tra le cooperative, le stesse Caritas, sul territorio con la pubblica amministrazione…» Ascolta

Erica Tossani, Caritas Ambrosiana, coordinatrice nazionale Young Caritas: «Creare uno spazio in cui i giovani non siano pensati solo come beneficiari, né solo come dei “freschi” collaboratori, ma come soggetti attivi, capaci di intercettare le sfide della realtà, di organizzare la visione che ciascuno di loro ha, darle corpo…» Ascolta

È la sfida di un mondo sempre più complesso, in cui le risposte alle domande di ieri non vanno più bene, proprio perché sono le domande a essere cambiate

Aggiornato il 30/06/22 alle ore 16:58