27 Ottobre 2021

Prima i bambini. Sempre

I dati Caritas e Bankitalia sulla povertà rendono lunari alcune spinte politiche. Politiche di contrasto, però, da migliorare. Anzitutto per i giovani

La nuova e crescente povertà italiana è una ferita aperta che s’approfondisce per un’ulteriore doppia piaga: la miseria delle famiglie immigrate e di quelle con bambini, soprattutto se residenti al Sud, soprattutto se monogenitoriali. Tutto questo consolida o crea disuguaglianze inaccettabili. Il Rapporto 2021 su povertà ed esclusione sociale di Caritas italiana arriva a questa conclusione, in allarmata convergenza con lo studio, presentato quasi in contemporanea, che la Banca d’Italia ha dedicato ai dati sull’indigenza nazionale. È una situazione che ha radici nella crisi finanziaria globale del 2008, che si è aggravata nel 2011 con l’attacco speculativo ai debiti sovrani e che continua a complicarsi. Anche perché la pandemia sociale, esplosa assieme alla pandemia sanitaria da Covid-19, sta accentuando gravemente gli squilibri già esistenti.

Incombe l’aporofobia
Il rapporto Caritas ricorda, dunque, che nel 2020 i poveri assoluti residenti nel nostro Paese sono aumentati di un milione rispetto al 2019. Le statistiche Istat sono, infatti, tristemente da record: in stato di povertà assoluta sono 5 milioni 600 mila persone (pari a 2 milioni di nuclei familiari). Donne, uomini e bambini, che sperimentano la durezza dell’esclusione sociale, scartati in patria, nel caso degli stranieri residenti spesso senza neanche essere riconosciuti come cittadini. In gran parte, come la ricerca conferma, si tratta di italiani e stranieri regolari, che sbarcavano il lunario e mandavano avanti la famiglia con lavori precari e molte volte in nero. Tra loro ci sono badanti o lavoratrici domestiche, ma anche piccoli commercianti e impiegati nel settore della ristorazione e del turismo. Non si sa ancora quanti riusciranno a riprendere le loro attività.

A queste persone la Chiesa cattolica ha saputo dare una risposta grazie alla rete di welfare “dal basso” a lei legata e impegnata a fondo per fronteggiare l’emergenza. Sono quasi due milioni le persone che la sola Caritas ha aiutato nel 2020 e nel 44% dei casi si tratta di “nuovi poveri”. La rete delle Caritas nel 2020 ha aiutato una media di 286 individui per ciascuno dei servizi promossi o gestiti da diocesi e parrocchie (al cui interno agiscono, insieme agli operatori, oltre 93mila volontarie e volontari laici e oltre 800 ragazze e ragazzi in Servizio civile).

Vanno smontati una volta per tutte gli slogan odiosi
che associano il sospetto e il dileggio contro
chi aiuta i più poveri al disprezzo per i poveri stessi

Un’azione preziosa, che dovrebbe aver smontato una volta per tutte gli slogan odiosi delle campagne che purtroppo, anche nel nostro Paese, associano il sospetto e il dileggio contro chi aiuta i più poveri al disprezzo per i poveri stessi: quell’aporofobia che venne denunciata da Stefano Zamagni e da Avvenire nel pieno della “guerra alla solidarietà” scatenata tra 2017 e 2019 (non solo) in Italia, e che purtroppo incombe ancora, tanto che il Papa, usando proprio questo termine da brividi, è tornato a dare l’allarme nel discorso che ha rivolto pochi giorni fa, il 16 ottobre 2021, ai movimenti popolari. Eppure dovrebbe essere chiaro a tutti, o quasi, che senza questa rete di prossimità caritativa, senza questa “eccellenza italiana” che mescola volontariato e professionalità, l’Italia non avrebbe retto alla prova-Covid, nonostante le provvidenze giustamente decise dall’alto, ma che scaricano nuovi debiti sulle spalle delle giovani generazioni.

Donne sole, donne violate
Ma è giusto soffermarsi sulla preoccupazione di Caritas Italiana riguardo a mamme single, giovani e minori. In un Paese che figura tra i cosiddetti “grandi” dell’Occidente e del mondo, sono addirittura 1 milione 337mila i minorenni privi dell’indispensabile per condurre una vita quotidiana dignitosa. «Da anni ormai – scrivono i curatori del Rapporto – la povertà assoluta è strettamente correlata all’età, tende cioè ad aumentare al diminuire di quest’ultima tanto che l’incidenza maggiore si registra proprio tra bambini e ragazzi under 18 (13,5%)». In particolare, sono ragazzi e adolescenti tra 7 e 17 anni a sperimentare le condizioni di indigenza più dure, aggravate – come si è detto – dalla pandemia e anche dai lunghi mesi di didattica a distanza.

Le antenne della Caritas sui territori registrano inoltre la più alta incidenza di “nuovi poveri” (pari al 57,7%) proprio tra bambini e giovani, soprattutto nel Mezzogiorno. Preoccupa anche la situazione delle famiglie monogenitoriali: per loro la povertà sale in un solo anno di tre punti percentuali, arrivando all’11,7%. Madri sole, quasi sempre. E purtroppo il Rapporto Caritas deve registrare e analizzare pure l’accresciuto peso della violenza domestica contro le donne. Nel 2020, come attesta l’Istat, le chiamate al numero di pubblica utilità contro violenza e stalking sono aumentate del 79,5% rispetto al 2019. Le donne incontrate dai servizi in rete con la raccolta dati sono state 107 mila; tra loro, le storie di nuove povertà pesano per il 40,6%.

Reddito da correggere
Nel Rapporto Caritas ci sono però anche segnali di ripresa e speranza. I dati dei centri di ascolto e dei servizi alle persone, raccolti nei primi otto mesi del 2021, attestano l’uscita dalla condizione di indigenza assoluta di molti tra i “nuovi poveri” che nel 2020 erano stati accompagnati e sostenuti. Oltre due terzi di queste persone e famiglie (esattamente il 70,3%) non hanno fatto più ricorso ai servizi Caritas. Resta però un 29,7% di persone che ancora oggi continua a non farcela e che non possiamo permetterci di lasciar diventare “utenti cronici”.

Prima gli italiani nell’erogazione dei servizi? I cristiani
– come ogni altra persona civile – dovrebbero sempre
dare precedenza ai poveri, senza guardare il passaporto

Per questo appare lunare la spinta che viene da settori politici trasversali, destra-sinistra, per l’abolizione del Reddito di cittadinanza. Il Rdc non va eliminato, ma rivisto e corretto, come chiedono coloro che si battono da anni per un efficace strumento contro le povertà e come si propone apertamente di fare il governo Draghi con la Manovra per il 2022. Il Reddito ha aiutato molti concittadini e concittadine, ma ha limiti oggettivi che lo caratterizzano – sottolineati più volte da esperti e operatori, come anche sulle pagine di Avvenire, a partire da quelli concernenti l’accesso dei migranti e delle famiglie numerose – e la mancanza di incentivi a trovare lavoro per i beneficiari ne hanno limitato l’efficacia.

È altrettanto inconcepibile dover ascoltare politici che pongono la questione del “prima gli italiani” nell’erogazione dei servizi. Un cristiano – al pari di ogni altra persona civile – dovrebbe dare sempre la precedenza ai poveri, senza guardare il passaporto. I bambini, poi, non hanno nazionalità, e sono il nostro futuro, in uno scenario di drammatico inverno demografico, come quello che vive l’Italia. I piccoli vanno protetti sempre e comunque. Basta pensare, ed è bene insistere nel farlo, all’ ulteriore a enorme sperequazione prodotta dalla didattica a distanza, che ha lasciato indietro i bambini più svantaggiati sia da un punto di vista economico sia sul piano linguistico, incidendo sull’abbandono scolastico già alto nel Bel Paese.

Prima i bambini, dunque, per contrastare ogni forma di esclusione. E perché se si sottrae speranza ai più piccoli, si mortifica la ripresa che il Pnrr, pieno di euro-miliardi, deve propiziare. Sì, prima i bambini. Sempre.

* Direttore di Avvenire

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