23 Dicembre 2021

Il Natale ritrovato di Ebenezer Scrooge

Sulla nuova piattaforma RaiPlay Sound l'adattamento radiofonico in sei puntate del celebre racconto di Charles Dickens. In onda nel 1978, ora riproposto con interviste a studiosi, scrittori, appassionati e... discendenti dello scrittore inglese. Una versione che pone in particolare evidenza l'aspetto sociale della trama

Da sinistra: Scrooge con lo spirito dei Natali passati; Bob Cratchit con in braccio Tiny Tim | Harold Copping, Dickens Museum

Racconto di Natale per eccellenza, capace di condurre nel cuore dello spirito natalizio. Storia di rinascita. Riflessione sulla natura umana. Canto di Natale di Charles Dickens è stato anche uno sceneggiato radiofonico (allora si chiamavano così…) della Rai articolato in sei puntate. Andò in onda nel dicembre 1978 su Radio 2. Uno dei canali digitali della Rai, Radio Techetè, lo ha riproposto non a caso lo scorso Natale, nell’anno del 150° dalla morte di Dickens, tra gli scrittori inglesi più importanti e amati di tutti i tempi. Ma anche perché si è voluto tornare a raccontare questa storia di cambiamento, ripartenza, solidarietà, speranza in occasione di un Natale che arrivava in un momento così complicato per tutto il mondo a causa della pandemia. La pandemia c’è ancora. Canto di Natale, invece, ci sarà sempre. E continuerà a essere riscoperto da ogni nuova generazione.

Chi scrive ha introdotto le sei puntate – ora disponibili sulla nuova piattaforma RaiPlay Sound – insieme con Marisa Sestito, già docente di Letteratura inglese presso l’Università di Udine, autrice di diversi lavori su Dickens; Lucinda Hawksley, scrittrice (tra le sue opere, Dickens and Christmas); Ian Dickens, presidente della sede centrale della Dickens Fellowship, a Londra, discendente di Charles Dickens; Marzia Dati, insegnante, presidente della filiale italiana della Dickens Fellowship; lo scrittore Gianrico Carofiglio, che ha firmato l’introduzione a questo racconto in una recente edizione edita da Rizzoli. Con loro ci si sofferma ad analizzare i contenuti dell’opera e ad approfondire la figura del suo autore, di Scrooge e degli spiriti dei Natali passati, del Natale presente e di quelli futuri. Spiriti che ricorderanno al protagonista cosa è stato, mostreranno cos’è e cosa sarà, per dargli la possibilità di cambiare e quindi di cambiare il corso delle cose. Ma con gli ospiti si parla anche di questa versione del 1978, che pone l’accento in particolare sull’aspetto sociale della trama.

Ascolta un breve estratto dall’intervista a Gianrico Carofiglio. Lo scrittore rivolge gli auguri di Natale a partire proprio dal significato del racconto di Dickens.


ALLE ORIGINI DELL’OPERA

Canto di Natale viene pubblicato nel Regno Unito nel 1843, all’inizio dell’età vittoriana. Il Paese vive anni difficili, ricordati come gli Hungry Forties, gli “affamati Quaranta”. Dickens cattura lo spirito del tempo, propone una storia attualissima per l’epoca, anche se, attraverso i tre spiriti, porta il protagonista nel passato e nel futuro. L’ispirazione per questo racconto – il primo di cinque storie di Natale che usciranno in occasione delle feste fino al 1849 – gli arriva dopo aver letto un rapporto parlamentare sul lavoro minorile, sulla condizione dell’infanzia nel suo Paese. Ne resta sconvolto e subito avverte l’esigenza di scrivere qualcosa per denunciare la situazione. All’inizio pensa a un pamphlet. Ha già il titolo: An Appeal to the People of England on behalf of the Poor Man’s Child, Un appello al popolo di Inghilterra a favore dei bambini delle persone povere. Ma poi ci ripensa: c’è bisogno di un impatto forte. Nessun testo ha la forza di penetrazione e sensibilizzazione della fiction. Inizia così a scrivere A Christmas Carol, Canto di Natale. Lo completa in sei settimane, esattamente il 2 dicembre 1843. Il libro esce il 19 dicembre. Il successo è strepitoso.


UN TESTO DALLE MILLE POSSIBILITÀ

Scrooge rappresenta la durezza, lo sguardo disumano nei confronti della sofferenza. Dickens usa questo personaggio, ormai figura antonomastica di avarizia, per invitare a un Natale centrato sulla solidarietà, sulla carità. Un’occasione per tutti di ricordare la realtà più sofferente, quella della miseria, della fame. A cui – e Dickens ce lo ricorda – dovremmo pensare tutto l’anno.

Ascolta un primo estratto dallo sceneggiato “Canto di Natale”. Qui lo spirito di Jacob Marley – socio defunto di Scrooge – appare al protagonista, avvisandolo che ha ancora una possibilità per cambiare e salvarsi. Annuncia dunque l’arrivo dei tre spiriti dei Natali passati, del Natale presente e di quelli futuri.

Il racconto di Dickens è uno dei più saccheggiati dai media. Soltanto fra cinema e tv si contano circa 60 adattamenti. Cosa rende quest’opera particolarmente adatta alle varie trasposizioni? Risponde così la professoressa Marisa Sestito, introducendo la seconda puntata dello sceneggiato: «La sua ricchezza, questa compresenza di tanti elementi diversi tra loro che consentono all’adattatore, al riduttore, al regista di puntare su un pubblico particolare e in base a quello decidere cosa fare del testo. Un testo assolutamente resiliente. Già a partire dalla traduzione. Moltissime versioni in lingue diverse dall’originale sono passate come traduzioni, ma in realtà si tratta di riduzioni. Ovvero: si eliminano certi elementi che potrebbero infastidire il pubblico al quale ci si rivolge e, ad esempio, si trasforma Dickens in uno scrittore per l’infanzia, quando non lo è affatto: l’infanzia è presente in quasi tutte le sue opere, però non sono i bambini i destinatari principali. Proprio l’adattamento radiofonico che stiamo presentando privilegia gli aspetti di denuncia sociale dell’opera a scapito di altri».

«Ciò che rende “Canto di Natale” così adatto alle varie trasposizioni è la sua ricchezza, la compresenza di tanti elementi diversi tra loro, che consentono all’adattatore, al regista di puntare su un pubblico particolare e in base a quello decidere cosa fare del testo»

Molti anche gli adattamenti radiofonici. Uno dei primi risale al 24 dicembre 1939. In onda sulla statunitense CBS Radio, aveva la regia di Orson Welles, un anno dopo la sua storica versione radio de La guerra dei mondi. Scrooge era interpretato da Lionel Barrymore. Per lo specifico radiofonico ci è di aiuto ancora la Sestito: «La ricchezza di questo testo si esplicita anche attraverso i dialoghi. Abbiamo delle parti descrittive splendide, però poi arrivano questi dialoghi che offrono tante possibilità al regista, all’attore di trasmettere la forza del testo. Non a caso Canto di Natale è anche uno dei testi che Dickens ha utilizzato di più nelle sue letture teatrali, i suoi readings, che tanto amava fare. Da sempre appassionato di teatro, Dickens alla sua prima prova su un palcoscenico, nel 1858, lesse Canto di Natale. Continuerà a leggerlo attraverso gli anni e darà l’addio al suo pubblico teatrale proprio con questo racconto, nel 1870, anno della sua morte. Lo leggerà per 127 volte».

Ascolta un secondo estratto dallo sceneggiato “Canto di Natale”. Scrooge, accompagnato dallo spirito del Natale presente, assiste – non visto – al pranzo di Natale della famiglia del suo impiegato Bob Cratchit. Siamo in un quartiere povero di Londra.


ASCOLTIAMO!

Allora in questo Natale facciamoci un regalo: mettiamoci all’ascolto di questa versione del 1978 realizzata dalla Rai nel Centro di Produzione di Torino. Traduzione e adattamento di Nora Finzi, regia di Gianni Casalino. Nel ruolo di Scrooge, Quinto Parmeggiani. Buon Natale!

RaiPlaySound: “Canto di Natale” di Charles Dickens

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