19 Aprile 2022

Quarantenni, generazione sprecata?

Sospesi tra i decenni del benessere e le crisi ricorrenti dell’oggi, paiono destinati al precariato lavorativo ed esistenziale. Ma alcuni ce la fanno…

La provocazione viene dal lontano 2007. L’allora ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, nell’illustrare i benefici della futura manovra finanziaria, definì i giovani che stavano ancora a casa dei genitori “bamboccioni”.

Termine espressivo, ma non certo elogiativo. Comunque li si voglia definire, l’evidente rimando è ai quarantenni, eterni adolescenti, che dovrebbero essere la spina dorsale della società. E invece sono spesso inesperti, immaturi, molto in ritardo nell’assunzione di responsabilità private e pubbliche, rispetto ai coetanei di quarant’anni fa.

Non certo e non solo per carenze proprie. I giovani-adulti di oggi si trovano infatti spesso a doversi adattare a svolgere piccoli lavori, tanto per sbarcare il lunario. E così a formare una famiglia non ci pensano affatto. Aldo Nove Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese (Einaudi, pagine 178), tra il serio ed il faceto (ma non troppo!), rende sulla carta uno spaccato efficace della realtà e delle fragilità individuali che il precariato produce.

Questi “eterni” ragazzi, cresciuti negli anni Ottanta, troppo giovani per il vinile ma troppo vecchi per la Rete, sempre in attesa, vivono spesso e si rassegnano a bordo campo, «come quei calciatori che entrano nei minuti di recupero e neanche toccano palla». Ben li racconta Andrea Scanzi Non è tempo per noi. Quarantenni: una generazione in panchina (Bur, pagine 189). In un ritratto impietoso e autoironico, l’autore racconta sogni e tic, traumi e ambizioni della generazione di mezzo.

È vero però che, se la disoccupazione non smette di crescere, il precariato domina e la stabilità economica ormai è soltanto una chimera, c’è chi non si rassegna. In questo panorama fosco, uno sprazzo di luce viene da Alessandra Sestito, Matteo Fini Non è un paese per bamboccioni. Storie di giovani italiani che ce l’hanno fatta, nonostante tutto (Editore Cairo Publishing, pagine 190). Undici vicende individuali ne sono la prova: giovani che si sono costruiti una professione (in alcuni casi se ne sono inventate di nuove), puntando solo sul proprio talento e sulle proprie energie. Per esempio Gianluca, uno dei più grandi jazzisti a livello mondiale, che ha iniziato la sua carriera suonando ai funerali. E Sara, che ha avuto l’intuizione semplice ma geniale di gestire i profili dei vip sui social network.