02 Maggio 2022

Franchezza, giustizia: così si opera pace

Dalle Beatitudini indicazioni per abitare i tempi di guerra: serve non una generica propensione alla quiete, ma l'attiva volontà di lenire il conflitto

«Beati gli operatori di pace: saranno chiamati figli di Dio» (Matteo 5,9). Una parola tutt’altro che nuova, ma non scontata, soprattutto in questo tempo. Vale la pena interrogarsi ancora sul senso di questa beatitudine e sulla sfida che pone. Le parole di Gesù che proclamano “beati” gli “operatori di pace” lasciano intendere implicitamente la presenza di situazioni di discordia e conflitto, in cui i discepoli si trovano a vivere. Ma come abitare tempi in cui la logica del conflitto e la retorica della guerra prendono il sopravvento?

Gesù indica una via. L’espressione “operatori di pace” è una novità nei Vangeli; con essa non si indica semplicemente una generica disposizione o una semplice propensione verso la quiete. E neppure indica la rinuncia all’esercizio violento del potere, atteggiamento tipico del mite, indicato in precedenza da Gesù come via di beatitudine (Matteo 5,5).

In Matteo 5,9, Gesù indica invece un modo per coinvolgersi attivamente in situazioni di conflitto. Che si può abitare fomentandolo e soffiando sulla brace della discordia, con le parole, la propaganda, le informazioni o financo con azioni che promuovono ostilità. O, viceversa, si può abitare assumendosi la responsabilità attiva di cercare la pace, promuovendola e perseguendola con azioni concrete.

Con le mani aperte
La beatitudine di Matteo 5,9 non ha una sfumatura primariamente religiosa, bensì una chiara dimensione politica e sociale. L’“operatore di pace” è colui che cerca la riconciliazione tra due parti in conflitto, mettendo in atto azioni positive e propositive per costruire relazioni tra coloro che sono estranei, o peggio ancora nemici.

Ma come stabilire la pace? Quali sono le attitudini per promuovere la riconciliazione e la pace? Proverbi 10,10 offre una prima indicazione: «Colui che rimprovera con franchezza operala pace». Il verbo qui impiegato non significa semplicemente rimproverare e accusare, ma anche portare alla luce. La prima azione di chi cerca e opera la pace è dunque alzare la voce per svelare la realtà nascosta nelle pieghe di un conflitto, denunciando con franchezza ciò che gli interessi in gioco impediscono di vedere.

Giacomo 3,18 mette in evidenza un altro aspetto: «Un frutto di giustizia è seminato nella pace per coloro che operano pace». Dopo la denuncia e lo svelamento, l’operatore di pace è colui che semina, mette in campo azioni non sempre visibili, ma capaci di portare frutti di giustizia a lungo termine. L’operatore di pace proietta lo sguardo lontano, verso il futuro, tessendo rapporti che possano stabilmente promuovere ciascuno dei soggetti in relazione. Non solo: il gesto della semina chiede di aprire le mani, e dunque di lasciar andare qualcosa che si possiede, nella speranza che domani altri potranno raccogliere e mangiare i frutti della giustizia seminata.

Far cadere un tornaconto personale, pur legittimo,
è un’altra attitudine per costruire pace: vera giustizia,
oltre il male inferto in risposta a quello ricevuto

Ciò che è necessario lasciar cadere per seminare giustizia lo spiega il prosieguo del discorso della montagna. «Avete inteso che fu detto: – occhio per occhio, dente per dente» (Matteo 5,38). Il principio enunciato non è un banale principio di violenza, ma indica un modo di amministrare la giustizia ponendo un limite alla vendetta sconsiderata. Eppure Gesù chiede il superamento di questo principio, lasciando andare la rivendicazione di una retribuzione pur legittima: «Io invece vi dico: a uno che vuol trascinarti in giudizio per prendersi la tunica, dà anche il mantello» (5,39).

Far cadere un tornaconto personale, per quanto legittimo, è un’altra attitudine per costruire pace. Il frutto di giustizia per il domani, nascosto nel seme sparso dall’operatore di pace è radicalmente diverso dalla giustizia perseguita mediante il male inferto in risposta quello ricevuto.

Parole di denuncia e franchezza sulle labbra, semi di giustizia lasciati cadere dalle mani aperte: sono i profili di donne e uomini che abitano situazioni di conflitto e, scegliendo di perseguire e costruire la pace con tenacia, accolgono la sfida della parola evangelica.

In una situazione di impotenza, con le mani aperte, queste donne e uomini danno corpo al Regno di Dio nella storia.

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