Il mondo sfinito guarirà
Attraverso lessico e immagini evocative, Isaia (24,4-6) rappresenta il deperimento del creato e di coloro che lo abitano. Così si apre il testo: «La terra deperisce, appassisce; il mondo è sfinito, è diventato stolto. Il cielo più alto con la terra sono ammalati» (24,4). Il testo di Isaia mette in connessione diretta la condizione del creato con quella degli esseri umani: la terra è malata, febbricitante (secondo una possibile traduzione); lo stesso accade agli abitanti del mondo che sono sfiniti.
In questa comunione, Isaia sottolinea una differenza radicale: se la terra semplicemente «appassisce», gli abitanti del mondo sono invece diventati «stolti». Non si tratta semplicemente di una mancanza, di disattenzione. Il verbo ebraico impiegato, infatti, indica un comportamento malvagio, che infrange il codice etico e morale di Israele. Gli esseri umani stanno commettendo azioni riprovevoli, che spezzano legami reciproci, distruggendo con questo l’armonia del mondo.
Il verbo ebraico indica un comportamento malvagio,
che infrange il codice etico e morale di Israele.
Tali azioni riprovevoli distruggono l’armonia del mondo
Lo sfinimento e la prostrazione della terra, descritti da Isaia 24,4, sono conseguenza di questo atteggiamento. Sulla stessa linea, il profeta prosegue: «La terra è profanata a causa dei suoi abitanti: hanno trasgredito gli insegnamenti, sono passati sopra lo statuto, hanno infranto un’alleanza eterna » (24,5).
Profanata dalla violenza
La profanazione della terra indica la violazione della sacralità del creato. Ma da cosa è provocata tale violazione? La Scrittura ci indica che la profanazione della terra non consegue ad atteggiamenti direttamente lesivi della dignità o della bellezza della creazione. Piuttosto, la terra è profanata dalla violenza degli uomini gli uni contro gli altri, dal sangue omicida (Numeri 35,33-34). La soppressione del fratello è ciò che contamina il creato, causando il suo deperimento e la sua distruzione. L’ingiustizia, in tutte le sue declinazioni, fa appassire la terra, rendendola malata e sfinita.
La via della guarigione del creato, reso malato dall’ingiustizia degli uomini, è indicata da Osea 2,20-24, che offre un quadro speculare e contrario: «In quel giorno farò per loro un’alleanza, con gli animali del campo, con gli uccelli del cielo, i rettili della terra; arco, spada e guerra distruggerò dalla terra e dimoreranno in sicurezza». È Dio che parla e promette di rinnovare la sua alleanza con il creato «per loro», proprio per gli esseri umani che hanno violato i fratelli e la creazione.
L’alleanza è descritta nella figura di un matrimonio, che renderà di nuovo feconda la terra: «Ti fidanzerò a me per sempre, ti fidanzerò a me nella giustizia e nel diritto, nella misericordia e nella compassione […] E accadrà in quel giorno, io risponderò – oracolo di Yhwh – risponderò al cielo e il cielo risponderà alla terra, e la terra risponderà al grano, al mosto e all’olio, ed essi risponderanno a Izreel» (Osea 2,21-24). Alla terra ammalata e sfinita di Isaia 24,4-6 si sostituisce la terra feconda, ricca dei suoi prodotti. L’abbondanza di grano, mosto, olio, a servizio dell’uomo, non indicano la semplice sopravvivenza, ma lasciano intendere una vita piena: il grano, il mosto e l’olio sono, nella Scrittura, il frutto delle benedizioni di Dio, la quintessenza dei suoi doni. Il creato guarito, entrato in una rinnovata alleanza con gli esseri umani, non sarà più sterile.
La prima tappa è la distruzione della violenza.
Dio spezzerà arco, spada e guerra: la prevaricazione
sulla vita dell’altro dovrà essere eliminata
Osea indica anche la strada da percorrere per la guarigione. La prima tappa necessaria è la distruzione della violenza: Dio spezzerà arco, spada e guerra. È un elenco di strumenti di morte, l’illustrazione dell’armamentario usato per spargere il sangue dei fratelli: indica che la violenza reciproca, la prevaricazione sulla vita dell’altro, che conducono alla contaminazione della terra, dovranno essere eliminate e spezzate. È il primo passo per la guarigione, per una rinnovata alleanza con la creazione.
Attraverso la fedeltà reciproca
Ma il profeta prosegue, indicando ulteriori passi: «Ti fidanzerò a me nella giustizia e nel diritto, nella fedeltà e nella compassione» (Osea 2,21). Le parole di Dio mettono in primo piano la dote richiesta al suo popolo, presentato con l’immagine di una donna, per le nuove nozze. Ciò che Dio si attende è giustizia, diritto, fedeltà e compassione. Si tratta di attitudini concrete, che esprimono la relazione di ciascuno nei confronti dell’altro, un coinvolgimento che chiama in causa l’intera persona, dalla sua più nascosta interiorità – le viscere per la compassione– fino a gesti esterni e concreti, come la pratica attiva di giustizia e diritto.
La guarigione del creato passa insomma attraverso la fedeltà reciproca tra esseri viventi: la fedeltà di ciascuno all’«anima vivente che abita ogni creatura» (Genesi 9,15.16) e la fedeltà di ciascuno al suo prossimo. Ecco la via della guarigione per la terra, sfinita dalla violenza degli uomini: abbandonare lo spargimento di sangue e praticare giustizia e diritto. Solo in questa fedeltà reciproca ogni essere vivente potrà ritrovare la vita.
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