30 Agosto 2021

Carcere e mense, impasto di umanità

A Parma, un progetto che coinvolge anche Caritas intreccia le vicende umane di 14 ergastolani e dei poveri della città

Ergastolani. Ben 14. Che fanno il pane. Due volte a settimana. Per le mense dei poveri.

Lo straordinario progetto, denominato “Pane libero & solidale”, si è sviluppato a Parma grazie alla collaborazione fra la storica mensa per i poveri di padre Lino Maupas (gestita dai Frati minori), la Caritas diocesana e il Consorzio europeo per la formazione e l’addestramento dei lavoratori (Cefal), ente di formazione del Movimento Cristiano Lavoratori.

Queste tre realtà ecclesiali hanno unito le forze per proseguire, migliorandolo e potenziandolo, un servizio di volontariato presente da alcuni anni all’interno degli Istituti penitenziari di Parma. «Ho conosciuto Caritas causalmente, ma provvidenzialmente, nel 2003 – racconta Claudio Quartarone, 39 anni, operatore del centro d’ascolto della Caritas diocesana –, quando fui messo di fronte a una scelta importante per la mia vita: servizio di leva o obiezione di coscienza? Dal quel giorno sono trascorsi quasi 18 anni di servizio. Principalmente, mi occupo di accoglienza e ascolto. Intercetto situazioni legate alla condizione di detenzione, mi occupo sia dell’ascolto e dell’accompagnamento di familiari di persone recluse, sia del periodo altrettanto difficile del dopo, quando le restrizioni finiscono. Ma non finisce la necessità di accompagnare il percorso degli ex detenuti».

Sono impegnati due giorni a settimana a fare il pane
per le mense dei poveri; sono tutti condannati
all’ergastolo ostativo, fine pena al 31 dicembre 9999

Quartarone è tra gli animatori di “Pane libero & solidale”, che – come detto – coinvolge 14 detenuti nel carcere di Parma: sono impegnati due giorni a settimana nel compito di fare il pane per le mense dei poveri; sono tutti condannati all’ergastolo ostativo, con fine pena fissata al 31 dicembre 9999.

Detenuti, volontari
«Caritas è presente da molto tempo in carcere, sia con l’impegno di volontari nell’ascolto delle persone detenute e nell’insegnamento scolastico, che con il sostegno rispetto ai bisogni primari: indumenti, scarpe, farmaci. Bisogni, peraltro, acuitisi con la pandemia. Proprio la frequentazione delle persone ristrette e il desiderio di collaborare, affinché il tempo della pena potesse sfociare in uno spazio di rieducazione e di nuova consapevolezza, ci ha indotto a compiere insieme un passo ulteriore – racconta Quartarone –. “Pane libero & solidale” nasce per impastare umanità, con l’obiettivo di riconoscere i diritti della persona reclusa che sconta una pena. Il suo essere rinchiuso non può (e non deve) diventare rassegnazione, o un lento scorrere di un tempo fotocopia di se stesso. Inoltre, si offre l’opportunità di svolgere un percorso formativo».

Molti ergastolani sono appassionati a un mestiere antico e artigianale

E così, molti ergastolani si sono appassionati a un mestiere antico e artigianale, apprezzando il supporto di un mastro fornaio che insegna la realizzazione di nuovi prodotti, destinati a quanti vengono accolti nelle mense cittadine. L’impasto di umanità trasforma insomma i detenuti in volontari, permettendo loro di sentirsi e riconoscersi cittadini, portatori di un proprio contributo di bene alla società e – in essa – alle persone vulnerabili, riparando a un male compiuto. «Non si tratta, insomma – conviene Quartarone –, solo di produrre pane, ma di cucire relazioni solidali ,al di là delle mura, con chi si accosta alle mense, e di vivere la responsabilità della fragilità degli altri».

Preparano anche le ostie
Il progetto, dopo la pausa dovuta al Covid, è ripartito a marzo 2021 e il laboratorio è stato visitato anche dal vescovo di Parma, Enrico Solmi, e dalla direttrice della Caritas diocesana, Cecilia Scaffardi, accompagnati dal cappellano padre Felice D’Addario.

Così il progetto si è anche sviluppato. Accanto alla produzione di pane, è nata quella di ostie per la celebrazione dell’Eucarestia nelle parrocchie della diocesi: gli stessi detenuti che impastano il pane fanno anche le ostie per la liturgia.

Importante è il coinvolgimento delle parrocchie
per l’utilizzo delle ostie. C’è un gran bisogno
che la città entri nel carcere, e viceversa

Tornando alle mense, gli operatori Caritas, fra cui lo stesso Quartarone, si coordinano con i referenti della mensa di padre Lino e si occupano dell’approvvigionamento delle materie prime e dell’abbigliamento necessario ai panificatori ristretti, per portare avanti il progetto.

I contributi per realizzare “Pane libero & solidale” sono garantiti da Caritas, anche grazie ai proventi 8xmille. «Il contributo che arriva tramite Caritas Italiana non copre interamente i costi del progetto; un’integrazione viene sostenuta dalla Caritas diocesana. Ma importante è anche il coinvolgimento delle parrocchie per l’utilizzo delle ostie nelle celebrazioni: i parroci diventano sostenitori del progetto, e ciò traccia sempre nuove strade di integrazione e di scambio con il mondo del carcere. C’è un gran bisogno che la città entri nel carcere, e viceversa. Altrimenti questo impastare l’umanità non troverebbe senso nel quotidiano».

Aggiornato il 02/09/21 alle ore 15:16