Siamo pietre vive

Siamo pietre vive. E non è soltanto una bella immagine o una frase ad effetto: è un’esperienza reale, concreta, vissuta sulla pelle e nel cuore in questi giorni intensi del Giubileo dei Giovani. Migliaia di ragazzi e ragazze provenienti da tutto il mondo hanno attraversato Roma come un fiume di volti, di cuori, di storie. E quel che colpisce è che non si tratta di un semplice evento, ma di una vera e propria manifestazione di speranza viva. Un’onda silenziosa ma potente che dice, con forza e gioia, che
la Chiesa non sta finendo. Anzi, è più viva che mai.
In questi giorni ho avuto la possibilità di partecipare al Giubileo con Caritas Internationalis. In particolare, presso il suo stand, si è promossa la campagna iniziata da Papa Francesco sul debito dei paesi più poveri, una proposta concreta per ripensare il sistema economico globale, affinché diventi più giusto, equo e sostenibile. È un modo per dire che la speranza non è un’idea astratta, ma una forza capace di cambiare le cose. E può farlo adesso.
La campagna stessa è un richiamo forte: riguarda i debiti esteri che continuano a soffocare molti Paesi del Sud del mondo, impedendo loro di investire in salute, istruzione, sviluppo. Chiediamo che questi debiti vengano trasformati in strumenti di crescita e non in catene che impoveriscono ulteriormente. È un tema che può sembrare distante, ma che parla a tutti noi. Perché ogni ingiustizia, ovunque nel mondo, ci riguarda. Come pietre vive, siamo chiamati a costruire, a sollevare, a rammendare ciò che è rotto. A essere speranza.
È stato ed è un tempo di grazia
un tempo in cui ci si sente parte di qualcosa di più grande. Uniti da un filo rosso invisibile ma tenace: la fede che diventa azione, il desiderio di bene che diventa servizio, l’incontro con Dio che diventa dono agli altri.
Un momento fondamentale è stata la veglia: un incontro intenso, profondo, di silenzio e di luce. Un’occasione per custodire tutto ciò che abbiamo vissuto e continuare a camminare, portando con noi ciò che ci è stato affidato. Perché il Giubileo non si esaurisce qui: comincia ora.
Sul retro dei ventagli distribuiti da Caritas Italiana e dalla Pastorale Giovanile c’è una frase che riassume tutto questo in poche parole: “Fatti vento, porta speranza” È un invito, una spinta, un mandato. È ciò che vogliamo vivere, oggi e ogni giorno.
Ho visto la speranza prendere forma, nei volti dei giovani, nelle mani che si tendono, nei passi condivisi. Siamo pietre vive, sì. E insieme, connessi da questo filo rosso di speranza, possiamo davvero rendere viva la Chiesa di oggi e costruire quella di domani.
Aggiornato il 09/08/25 alle ore 16:17