18 Settembre 2023

Macché vacanza: molto di più!

Un breve periodo di relax si trasforma in una lezione di umanità da parte di una famiglia filippina alle prese con il cambiamento climatico

Decidiamo di visitare le Islas de Gigantes prendendo una barca dal porto di Bancal. Sembra una bella giornata e il panorama è bellissimo.

Ma in pochi minuti il cielo si fa nero e le isole intorno a noi spariscono dietro una fitta pioggia.

Dopo due mesi nelle Filippine non ci stupisce: il tempo qui cambia in modo repentino e inaspettato. Arrivati a Gigante Nord, prendiamo una barca più piccola che ci porta ad Antonia beach (foto sopra), dove passeremo una notte in tenda. Il mattino successivo faremo un giro delle isole vicine, prima di riprendere la barca per tornare a casa. Al nostro risveglio la pioggia batte sulla tenda, il vento soffia forte tra le palme e il mare è agitato.

Ci prepariamo all’idea che il nostro giro salterà e dovremo tornare a casa. Ma non ci aspettavamo quello che sarebbe accaduto…


La famiglia che abita sull’isola ci informa che la guardia costiera ha proibito ogni spostamento tra le isole e la terraferma a causa di forti venti e onde alte, conseguenza del tifone Goring e del monsone da sud-ovest. Mentre scriviamo siamo al quarto giorno sull’isola e ancora una volta ci danno il buongiorno con un sorriso e ci dicono: «We can’t predict the weather, maybe tomorrow…» (Non possiamo prevedere che tempo farà. Forse domani…) con una tranquillità disarmante. La natura comanda e chi vive qui lo sa bene… Le Filippine sono infatti tra i Paesi più colpiti dal cambiamento climatico, che rende fenomeni naturali come i tifoni più intensi e distruttivi.

Per “tifone” si intende un ciclone tropicale che si verifica nell’oceano Pacifico. Ogni ciclone, per essere classificato come tale, deve raggiungere una velocità di almeno 117 km/h. Nello specifico, per quanto riguarda i tifoni, se i venti raggiungono o superano i 240 km/h, allora diventa un “supertifone”. In media, le Filippine sono colpite da circa 20 tifoni l’anno. Il World Risk Report 2022 ha collocato le Filippine al primo posto tra i Paesi più esposti e vulnerabili ai disastri ambientali.

Jessica vive sull’isola con la sua famiglia, dieci persone oltre a lei, tra le quali una bambina piccola con un sorriso smagliante. Ci racconta che i suoi antenati furono i primi ad arrivare in questa parte dell’isola, che prende il nome di Antonia beach dalla sua trisavola. Il padre di Jessica svolse le pratiche necessarie per legalizzare il loro diritto di proprietà. Da bambina, Jessica studiava in città e veniva sull’isola solo per le vacanze.

Dopo essere stata per un periodo tra Korea e Taiwan, ha scelto di trasferirsi ad Antonia beach per avviare la sua attività incentrata sul turismo. Ogni giorno, all’arrivo dei turisti, Jessica e la sua famiglia si occupano di accoglierli e di preparare loro il pranzo in base al pescato del giorno che comprano dai pescatori delle isole vicine.

Incuriositi dallo stile di vita della famiglia, abbiamo rivolto a Jessica alcune domande:
«Quali sono gli aspetti positivi di vivere sull’isola?».
«Una vita semplice, aria pulita e pesce fresco, niente inquinamento e la possibilità di respirare sempre aria buona. Una vita semplice, tutto qui».
«E quelli negativi?».
«Quando il tempo è brutto non possiamo raggiungere la città, non ci sono barche disponibili».
«Hai osservato cambiamenti negli ultimi anni per quanto riguarda i fenomeni naturali?».
«Sì, il tempo cambia. Cambiamento climatico… Per esempio, l’anno scorso, nonostante il monsone, non ci sono stati fenomeni naturali come quelli di quest’anno. Ce ne sono stati negli anni passati ma la loro intensità è aumentata».
«Che rapporto hai con la natura?».
«Amiamo la nostra natura. Dobbiamo essere responsabili delle nostre azioni, non disperdere rifiuti, differenziarli; le persone non dovrebbero tagliare alcuna pianta e albero che sono qui. Non prendere le conchiglie, non dare da mangiare alle scimmie, ci sono piante che ci è vietato prendere.

Quest’isola, io e i miei fratelli la preserviamo, vogliamo mantenere la natura così com’è».

LA NOSTRA LEZIONE DI VITA

Giovanni e Alessia

Inferno o paradiso? Questi giorni non sono stati facili. Antonia beach è lunga 482 passi di Alessia e 337 di Giovanni, non c’è elettricità e si usa un generatore dalle 6 alle 9 di sera. L’acqua potabile è acquistata da altre isole e per il resto delle attività quotidiane si usa l’acqua piovana o quella del mare. Qui dormiamo in tenda, provvista solo di un materasso molto sottile e due cuscini. La nostra rete telefonica non funziona e ci colleghiamo a quella di Jessica alcuni minuti al giorno, per aggiornare Beppe (il capo) e la famiglia. La mamma di Alessia immagina uno scenario tragico, quasi l’isola potesse essere sommersa o spiccare il volo. La mamma di Giovanni esprime la sua invidia, causando un po’ di nervosismo in un momento di sconforto.

A rendere questi giorni difficili non sono state tanto le condizioni in cui abbiamo vissuto, ma il sentimento di totale incertezza e impotenza che abbiamo provato giorno dopo giorno.

Non poter sapere, non poter intervenire… sono sensazioni non facili da gestire.

A dire il vero la natura ci ha regalato scenari mozzafiato. Ogni volta che il sole trovava uno spazio tra le nuvole, il mare si colorava di mille sfumature di azzurri e le ombre delle palme danzavano sulla sabbia bianca. La marea sembrava seguire il ritmo del sole, lasciando dietro di sé un tappeto di conchiglie.

La famiglia che abita qui conosceva Caritas, che in passato ha aiutato un loro parente con disabilità ad avere una casa. Ci hanno davvero preso a cuore, assicurandoci che il cibo e l’acqua non sarebbero mai mancati e che tutto sarebbe andato per il meglio. Quando Jessica ci ha menzionato un tifone e un possibile super tifone, ha letto nei nostri occhi un certo timore e ci ha spiegato che il tifone non avrebbe colpito l’isola e che saremmo stati al sicuro.

La loro tranquillità e il loro vivere in armonia con la natura ci ha contagiati. Stamattina ci siamo svegliati presto e abbiamo preso parte a quello che per loro è un vero e proprio rituale: ripulire la spiaggia dai detriti di plastica.

Condividere questo momento con loro ci ha fatto sentire in comunione con l’ambiente e le persone che ci ospitano, permettendoci di mostrare almeno in parte la nostra gratitudine.

Quando abbiamo capito che tutti i rifiuti raccolti sarebbero stati bruciati in una parte nascosta all’estremità della spiaggia, abbiamo avuto un momento di delusione. Riflettendoci, Jessica e la sua famiglia non hanno davvero altro modo per difendersi dalle bottiglie, le cannucce, le buste, gli accendini che ogni giorno arrivano in un flusso senza fine.

Da questa esperienza abbiamo imparato che la natura comanda, nonostante troppo spesso si abbia la presunzione di esserne padroni.

Anche per questo motivo non possiamo sottovalutare le conseguenze distruttive delle nostre azioni. È necessario prendere coscienza della forza e allo stesso tempo della vulnerabilità del nostro pianeta.

*Caschi bianchi nelle Filippine

Aggiornato il 18/09/23 alle ore 15:59