04 Dicembre 2023

Si guarda al futuro. Insieme

Gemellaggio tra Chiese sorelle: le Diocesi toscane in Turchia a dieci mesi dal terremoto

Ovakent – Anatolia (Turchia): al centro i quattro operatori delle Caritas della Toscana, ai lati un’operatore (a sinistra) e il direttore (a destra) di Caritas Anatolia

Quattro sono gli operatori delle Caritas della Toscana che hanno partecipato a fine novembre al viaggio di conoscenza tra le Diocesi toscane e quelle turche nell’ottica del gemellaggio tra Chiese sorelle promosso da Caritas Italiana nel 2022. Insieme a loro, anche mons. Mario Vaccari, vescovo di Massa Carrara – Pontremoli e delegato della Conferenza Episcopale Toscana per il servizio della Carità.

Gli operatori toscani hanno fatto prima tappa in Anatolia, dove sono stati accolti ad Iskenderun da mons. Bizzetti, presidente della Caritas turca. La Diocesi di Anatolia è la più grande delle tre turche e comprende la zona devastata dal terremoto dello scorso 6 febbraio. Per questo la visita si è concentrata sulle azioni messe in atto per sostenere le famiglie e le persone colpite dalla tragedia.

Qui la Caritas diocesana è ovviamente concentrata nel supporto agli sfollati, in vista dell’imminente arrivo dell’inverno.

Sono lenti, ma comunque visibili i progressi: a dieci mesi dalla devastazione del terremoto, i palazzi inagibili iniziano a essere sempre meno (stanno procedendo senza sosta le distruzioni e la raccolta dei pochi materiali riciclabili) mentre tante famiglie non dormono più in tenda ma in container predisposti dalla Protezione Civile turca o dalle organizzazioni umanitarie, tra cui anche Caritas, grazie ai fondi ottenuti dalle donazioni.

Il gruppo dalla Toscana in visita al villaggio di Ovakent

È il caso di Ovakent, un villaggio di afghani emigrati in Turchia a partire dagli anni ’80 dello scorso secolo, dove si iniziano a vedere (ri)nascere piccole attività: chi ha riaperto degli alimentari, chi è diventato parrucchiere, chi gestisce un minimarket. Sempre in questo luogo, grazie all’intervento della rete Caritas,

sarà presto inaugurata una stalla con 20 mucche e un nuovo Kebab point che non fungerà solamente come spazio di ristoro, ma anche come centro aggregativo in un villaggio dove quasi l’80% delle case sono state rese inagibili dalle scosse.

Il Kebab point

La tappa successiva è stata ad Antiochia, la città dove i seguaci di Cristo furono chiamati per la prima volta “cristiani”. Antiochia è stata la città più colpita dal terremoto: nonostante questo, tanti i semi di speranza che iniziano a rifiorire. In questo luogo i toscani hanno incontrato la piccola comunità guidata da padre Francis, cappuccino, con la quale hanno vissuto un momento veramente intenso: una messa, celebrata in italiano da mons. Vaccari, dove si sono susseguiti canti e animazione in turco.

Santa Messa ad Antiochia

Dopo due giorni, partenza per Istanbul per incontrare sia la direzione di Caritas Turchia, ma anche la Caritas diocesana della città e quella di Smirne. Momenti informali, che hanno permesso uno scambio molto generativo su quali sono le buone prassi di entrambe le realtà e quali possibili stimoli possano essere dati al gemellaggio.

La Caritas diocesana di Istanbul, per esempio, è molto attiva nell’ambito dei rifugiati, nel sostegno agli anziani, nella promozione del volontariato e nell’animazione della comunità.

In collaborazione con le Chiese locali sono stati da poco inaugurati dei nuovi spazi, tra cui il centro per la distribuzione vestiario a cui il gruppo ha fatto visita. La Caritas di Smirne vede le principali attività e sfide, data la vicinanza con la Grecia (e quindi le porte dell’Europa), legate all’accoglienza dei migranti. Da una settimana, inoltre, Caritas Italiana dispone di due nuovi volontari italiani giunti sul territorio tramite il progetto del Ministero “Corpi Civili di Pace”.

Visita al Centro di distribuzione vestiario

«Cinque giorni di viaggio in Turchia in cui abbiamo visto i progetti Caritas nel Paese, in particolare in Anatolia e a Istanbul. Nel complesso un’esperienza molto arricchente che darà stimoli al gemellaggio, sia nell’ottica di futuri viaggi dei nostri volontari ma anche in previsione dell’accoglienza di operatori turchi in Italia per sperimentare le attività nelle quali abbiamo maggiore esperienza» racconta mons. Vaccari al termine del viaggio. «Mi hanno colpito molto le azioni di queste Caritas nei confronti dei rifugiati. In Turchia sono presenti tantissime persone di numerose etnie, ognuna con la sua storia e il suo viaggio.

Questi operatori entrano veramente in contatto con i più poveri tra i poveri, comprendono i loro bisogni e trovano degli spazi per far sì che possano autosostenersi nel futuro. È davvero una presenza capillare che ci aiuta a comprendere come questa realtà si occupi degli ultimi».

«Abbiamo ricevuto una bellissima accoglienza da parte della Chiesa locale – conclude il Vescovo –. Abbiamo conosciuto diverse realtà della Chiesa locale, tra cui i salesiani e i francescani, che collaborano per la stessa missione. Così come sono in dialogo con le tante e diverse confessioni perché essere cristiani è quello che unisce. E interessante è il dialogo aperto con il mondo dell’Islam».

Aggiornato il 05/12/23 alle ore 08:52