10 Aprile 2024

Lo sguardo verso l’altro

Sulla via della creatività con Roberto De Martino, del Gruppo Terra e Cielo

Roberto De Martino vive a Sagrado, in provincia di Gorizia. Cinquantotto anni, tre figli, un cammino di fede con il Rinnovamento dello Spirito. Ha dato vita insieme con Martina Urizio al Gruppo Terra e Cielo. Sono partiti in cinque nel 2020, con il Covid che ancora incombeva e i primi incontri organizzati online. Ora con Roberto e Martina ci sono 25 giovani tra i 18 e i 38 anni e si incontrano esclusivamente di persona. Non potrebbe essere altrimenti per un gruppo che vuole camminare insieme e «portare un seme di felicità nella realtà attuale». Sulla via della creatività. Un gruppo che si è raccontato nel terzo giorno dei lavori del 44° Convegno nazionale delle Caritas diocesane (Grado, 8-11 aprile).

Roberto, le abbiamo chiesto una frase che ci accompagnasse in questo Convegno e che i 600 partecipanti trovano nel dépliant. Lei ci ha detto: «Bisogna inventare modi per andare oltre le apparenze e trovare il coraggio dell’amicizia. È tempo di costruire ponti perché nell’umano c’è un tesoro che ci accomuna».
«Io vivo in una terra di confine dove sono presenti diverse culture, lingue. È un territorio piccolo dove abitano sloveni, anche di origine tedesca, friulani, triestini. Ci sono trincee dappertutto; se si scava si trovano proiettili e bombe. Io sono originario della provincia di Salerno e all’inizio qui ho avuto difficoltà, mi sembrava di vedere tanti confini, anche nella Chiesa. Per me è spontaneo vivere l’amicizia, andare in profondità con le persone, mi piace conoscerle per quello che sono, non per come si presentano. Ritengo fondamentale vedersi spesso, invitare a casa, mangiare insieme, raccontarsi le difficoltà. Per me la Chiesa è questo: vivere in relazione».

Perché la Caritas ha cercato lei per parlare della via della creatività?
«Credo perché il nostro gruppo mette insieme persone che vengono da situazioni diverse e per intercettarle e fare loro la proposta usiamo metodi ogni volta differenti. Creatività è riuscire a mettere in relazione persone completamente diverse».

Avverte l’urgenza di comunicare cosa con il suo intervento al Convegno?
«Vorrei comunicare che per me la Chiesa è armonia, unione fra le membra del corpo. Diverse tra loro. Essere creativi è necessario. Non si può dire: si è sempre fatto così e quindi bisogna continuare a fare così. Serve ingegnarsi affinché chi la pensa diversamente condivida un progetto, anche di fede. Noi siamo accomunati da un unico tesoro che è la vita stessa, è Dio. Allora bisogna andare andare oltre le apparenze, oltre quello che sembra dividerci perché proprio lì c’è quello che ci unisce».

Un incontro del Gruppo Terra e Cielo. Con la maglia blu, in primo piano, Roberto De Martino

Incrocia abitualmente la Caritas?
«Nella Diocesi di Gorizia, come in molte altre Diocesi, ci sono gli Empori della Solidarietà. Ho spesso dato una mano. Così come aiutiamo in carcere. In tutti questi contesti abbiamo avuto modo di stare fianco a fianco con operatori e volontari Caritas. Vedo persone che gratuitamente svolgono con passione il loro compito, senza interessi personali. A proposito del carcere, ho avuto l’opportunità di accompagnare un detenuto, che ha un passato molto duro. L’ho portato fino alla Cresima ed è stato un accompagnamento bello, intenso. Proprio il giorno in cui ha ricevuto la Cresima, mons. Redaelli mi ha chiesto una testimonianza al Convegno».

Il Gruppo Terra e Cielo «nasce dal desiderio di mostrare ai giovani che la Parola di Dio non è antica e obsoleta, ma viva e sempre attuale. Da essa, infatti, si può cercare un significato che si applichi nella praticità e nella vita che conduciamo ogni giorno… per ricordarci che non conta cosa si vive ma come lo si vive». Caritas ha a cuore l’avverbio “come”. Caritas è uno stile, un modo di fare le cose.
«Evangelizzare vuol dire diventare sempre più umani. Fa riscoprire e valorizzare l’umano che è dentro di noi. È il gesto di carità che si fa a cominciare da se stessi e poi verso gli altri. Spesso la parola “carità” è svilita, assimilata all’offerta al povero; invece è un gesto di attenzione, uno sguardo, l’ascolto, la vicinanza a una persona. Ascolto vuol dire mettere l’altro al primo posto. Questo è vivere la fede. Bisogna essere pienamente consapevoli di cosa ci fa vivere in pienezza».

Il Convegno Caritas ha al centro il tema del confine. C’è un confine da attraversare prima di percorrere la via della creatività?
«Non stare troppo ripiegati su se stessi, alzare lo sguardo verso l’altro, che poi rivela me stesso. Andare incontro all’altro e ascoltare la sua vita, le sue necessità, permette di conoscermi di più».

Martina Urizio. Con Roberto De Martino ha fondato il Gruppo Terra e Cielo.
«Che bella la creatività di questi giovani! Ora sono loro a organizza gli incontri del Gruppo, ultimamente incentrati proprio sulla relazione. Un concetto fondamentale, perché l’uomo è relazione, vive di relazione. La loro è una creatività esplosiva, riescono a tirare fuori degli incontri che io non avrei mai concepito. Partono dalla condivisione di difficoltà e di cose belle. Tutte contribuiscono a unire. E infatti abbiamo visto nascere tra tutti loro delle belle amicizie. Uno dei ragazzi, molto inquieto, in continua ricerca, dopo un incontro con noi mi ha detto: “Non ho mai sentito il cuore così pieno come questa sera”. Che poi i nostri sono incontri molto semplici: ci vediamo, parliamo, mangiamo qualcosa. Forse sta lì il segreto».

Aggiornato il 10/04/24 alle ore 12:19