18 Giugno 2025

L’altra strada

Corridoi umanitari, universitari, lavorativi. Un libro racconta le esperienze dei territori

I Corridoi umanitari sono stati creati e concepiti come una delle possibili risposte alla cosiddetta “crisi migratoria” che ha raggiunto il suo apice nell’estate del 2015. Alla fine di quell’anno è stato firmato il primo protocollo per “l’apertura dei Corridoi umanitari”, vie legali per entrare in Italia o in Europa. Poco più di un anno dopo, nel gennaio 2017, è stato firmato il primo protocollo d’intesa che coinvolgeva la Caritas Italiana come espressione della Chiesa italiana. In calce al documento figuravano le firme del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, del Ministero dell’Interno, della Conferenza Episcopale Italiana e della Comunità di Sant’Egidio. Esso riguardava il trasferimento in Italia di 500 persone bisognose di protezione internazionale dai campi situati in Etiopia. Nel corso degli anni altre organizzazioni hanno partecipato al progetto, tra cui la Federazione delle Chiese Evangeliche, la Tavola Valdese e l’ARCI.

L’avventura dei Corridoi è ora raccontata nel libro pubblicato dalla Caritas Italiana, “L’altra strada” (ed. EMI, Bologna), pubblicato in questi giorni, nel mezzo dell’anno giubilare, con una dedica speciale “a Papa Francesco, pellegrino dell’umanità che, con gesti e parole, ci ha ricordato la bellezza dell’essere umani e ha seminato semi di speranza nel mondo”.

Protagonisti dell’accoglienza delle persone che arrivano in Italia attraverso i corridoi sono le comunità parrocchiali e diocesane, animate dalle rispettive Caritas. Dal 2017 al 2024, più di 70 diocesi italiane hanno accolto 1.560 persone di diverse nazionalità. Oltre ai Corridoi umanitari propriamente detti (907 persone) e ai Corridoi universitari (180 persone), ci sono state anche due reinsediamenti dalla Turchia e dalla Giordania (44 persone nel 2017), due sbarchi di persone a Catania e Genova (209 persone nel 2018) e due operazioni di evacuazione dalla Libia (220 persone nel 2017 e nel 2018). I paesi di provenienza dei rifugiati attraverso i Corridoi umanitari sono stati: Eritrea, Somalia, Sud Sudan, Camerun, Egitto, Togo, Yemen, Pakistan, Iraq, Iran, Costa d’Avorio, Afghanistan.

L’esperienza dei Corridoi è generativa. Si è evoluta in pochi anni, dando vita alle esperienze dei Corridoi universitari e dei Corridoi lavorativi. Il primo progetto UNICORE, University Corridors for Refugees, è stato lanciato nel 2019. Il capofila del progetto, che coinvolge più di trenta università pubbliche e private, è l’UNHCR. I partner nazionali sono il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, la Caritas Italiana, la Diaconia Valdese, il Centro Astalli per i rifugiati e la Gandhi Charity. I paesi di provenienza degli studenti rifugiati sono: Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Eritrea, Etiopia, Ruanda, Somalia, Sud Sudan, Sudan. Finora il progetto ha coinvolto 33 agenzie Caritas diocesane, che hanno accolto 180 persone, di cui 137 studenti e 43 studentesse.

I Corridoi lavorativi, che mettono in contatto i rifugiati con le aziende che potrebbero utilizzare le loro competenze, hanno finora accolto 15 persone, tutte di origine afghana.

Il libro “L’altra strada” racconta i Corridoi attraverso le storie di Barwaco, Puot e Safia e delle comunità che li hanno accolti e che sono state “accolte” da loro e dalle loro realtà. I Corridoi, infatti, sono un progetto che promuove lo sviluppo integrale delle persone e le rende protagoniste. È un’opera che, se correttamente realizzata, è in grado di cambiare la vita non solo delle persone accolte, ma anche di coloro che accolgono, delle comunità che si lasciano interpellare, che si aprono alla novità, rinunciando alla paura e diventando esse stesse un messaggio per il mondo.

Per questo i Corridoi umanitari, universitari, lavorativi sono un’opera-segno. Un’opera “parlante”, come ha chiesto Papa Benedetto. Non pretendono di risolvere la questione della mobilità umana né di eliminare immediatamente le cause che spingono milioni di persone a lasciare la loro patria, spesso a rischio della vita. Ma vogliono mettere in luce queste cause affinché la comunità internazionale possa trovare insieme le soluzioni più adeguate e più umane.

Il 18 marzo 2023, poche settimane dopo la tragedia di Cutro, una località della Calabria dove almeno 94 persone hanno perso la vita nel naufragio della loro imbarcazione tra il 25 e il 26 febbraio, Papa Francesco ha incontrato le famiglie dei rifugiati attraverso i Corridoi. Ricordando che il progetto è nato in risposta a una situazione drammatica e citando il naufragio di Cutro («Questo naufragio non avrebbe dovuto verificarsi e bisogna fare tutto il possibile affinché non si ripeta»), ha sottolineato che questa «iniziativa è tragicamente attuale, anzi più necessaria che mai».

«I Corridoi costruiscono ponti che molti bambini, donne, uomini, anziani, provenienti da situazioni molto precarie e in fuga da gravi pericoli, hanno finalmente attraversato in sicurezza, legalità e dignità verso i paesi di accoglienza. Superano i confini e, ancora di più, i muri dell’indifferenza su cui spesso si infrange la speranza di tante persone che aspettano per anni in situazioni dolorose e insopportabili».

Se pensiamo che nel 2024 sono sbarcate sulle coste italiane 66.300 persone e, soprattutto, che almeno 1.700 persone sono rimaste sepolte nelle acque di quel grande cimitero che è diventato il Mediterraneo, possiamo capire che i Corridoi possano essere considerati anche una goccia nell’oceano.

Ma ci sono gocce capaci di dare all’acqua nuovi colori e nuovi sapori. Scrive Don Marco Pagniello, direttore della Caritas Italiana, nella postfazione del volume:

«I corridoi umanitari rimangono un invito permanente a riscoprire la centralità della persona umana, a non lasciarsi intrappolare dalle statistiche o dagli stereotipi, ma a lasciarsi toccare dal prossimo. Sono la genesi di un mondo più giusto, più umano, più fraterno. Da soli non cambieranno la storia, ma possono cambiare noi. E quando cambia il cuore, allora sì, cambia anche il mondo».

Aggiornato il 18/06/25 alle ore 17:27