Una vita nuova per Murtaza
Il “piccolo Messi” – di cui hanno parlato e parlano i giornali – è finalmente a casa. La sua famiglia è tra quelle che hanno percorso il Corridoio umanitario che li ha portati, il 23 febbraio scorso, a Fiumicino. In tutto le Caritas diocesane hanno accolto 45 persone in fuga da guerra e miseria. Da Fiumicino la famiglia di Murtaza Ahmadi è partita alla volta di Manfredonia (FG), dove la diocesi ha fatto spazio nella Casa della Carità.
FAMOSO PER UNA FOTO VIRALE
Murtaza, famoso suo malgrado per una foto che nel 2016, quando aveva 5 anni, divenne virale. Venne ritratto mentre giocava a calcio indossando un sacchetto di plastica trasformato nella maglia della nazionale argentina. Portava il numero 10, quello di Lionel Messi. L’immagine commosse tutti, compreso il “vero Messi”, allora fuoriclasse del Barcellona. Il goleador lo volle incontrare di persona e gli regalò un completo ufficiale della Selección con autografo e dedica personalizzata. Lo fece pure scendere in campo in occasione di una partita amichevole giocata dal Barca.
CERTE FAVOLE FINISCONO PRESTO
Anche il piccolo Murtaza, dopo la presa di potere dei talebani in Afghanistan nel 2021, ha vissuto anni da incubo: «Sono intrappolato in casa e non posso uscire», raccontava. Vita complicata, soprattutto per una famiglia, come la sua, di musulmani sciiti, di etnia hazara. Hanno dovuto lasciare la loro casa a Kabul, abbandonando anche i cimeli donati da Messi. Per le minacce più volte ricevute, negli ultimi anni i genitori non se l’erano sentita di mandare il figlio a scuola, temendo un possibile sequestro. I jihadisti pare ritenessero che Messi avesse fatto alla famiglia del bimbo anche una grossa donazione di denaro, cosa non vera.
MA NEANCHE GLI INCUBI DURANO TUTTA LA NOTTE
Da Islamabad, in Pakistan, la famiglia è potuta salire sul volo dei Corridoi umanitari. Ad aspettarla a Fiumicino, operatori e volontari della Caritas di Manfredonia. «Ho fatto i salti mortali per inserirlo a scuola già lunedì 6 marzo», racconta Angela Cosenza, che si occupa di organizzare i primi passi in Italia delle famiglie loro affidate. «Murtaza nei giorni scorsi ha già incontrato la dirigente della scuola media insieme a me, alla sua famiglia e a due delle sue insegnanti, e ha fatto il giro della scuola». I genitori frequentano già i corsi di prima alfabetizzazione dei volontari Caritas al mattino e presso il Centro provinciale per l’istruzione degli adulti (CPIA) nel pomeriggio. Hanno cominciato una nuova vita, insomma, e portato un sano scompiglio anche nella comunità che apre loro le porte.
UN BAMBINO SOTTO I RIFLETTORI
Un bambino sotto i riflettori. «Sì, stiamo attenti. Lui non ha bisogno e non cerca visibilità. Vuole solo crescere. Vuole vivere in pace. Se può, anche giocare a calcio», dice Angela. E aggiunge: «Noi stessi non abbiamo voluto dato troppo risalto al suo arrivo, non abbiamo suonato le trombe, anche perché le famiglie che abbiamo accolto e che vogliamo accompagnare sono per noi tutte uguali. Tutte meritevoli di attenzione. Lasciamo che soprattutto i bambini possano crescere in pace. Ora hanno tutto ciò di cui c’è bisogno».
Dal 2017 a oggi la rete Caritas in Italia ha accolto e si è fatta accogliere da 1.146 persone. Ognuna di loro portatrice di una storia degna di essere raccontata.
Aggiornato il 06/05/23 alle ore 10:57