11 Ottobre 2021

Costruire una nuova fraternità

Nel mondo post-pandemia, si colgono nuovi segnali di diseguaglianza e conflittualità. Seguiremo il Papa, che invita a una più vasta carità

Nuova Italia Caritas, nuova rubrica. Non è un gioco di parole. Nel contesto internazionale segnato dagli effetti diretti e indiretti della pandemia, a livello sanitario, politico e sociale, occorre guardare all’evoluzione dei fenomeni con uno sguardo ampio e con gli occhi della fraternità. Per dirla con papa Francesco: dobbiamo «riconoscere ogni essere umano come un fratello o una sorella e ricercare un’amicizia sociale che includa tutti» (enciclica Fratelli Tutti, n. 180).

Queste «non sono mere utopie». Esigono la decisione e la capacità di trovare i percorsi efficaci che ne assicurino la reale possibilità. Ogni impegno in tal senso è di per sé stesso un «esercizio alto della carità». Infatti, da soli possiamo aiutare altri ma, quando ci si unisce per dare vita a processi sociali di fraternità e di giustizia per tutti, «si entra nel “campo della più vasta carità, della carità politica”. Si tratta di progredire verso un ordine sociale e politico la cui anima sia la carità sociale».

Persone ridotte a individui
Guarderemo dunque al mondo, in questa rubrica, con tale sguardo. Cogliamo un primo spunto dall’Ungheria, dal viaggio compiuto dal Papa a settembre. Il messaggio è quello di una passione ardente per il Vangelo e per favorire la costruzione di una nuova fraternità: è ciò che Francesco raccomanda ai vescovi dell’Ungheria. E a tutti noi. Anche qui, c’è bisogno di un rinnovato annuncio, che apra alla speranza. Per tutti, credenti e non credenti. Cultura, società, Chiesa. Fa sempre da sfondo la Fratelli tutti, che invita a una sorta di nuova globalizzazione della solidarietà: una carità politica, aperta al mondo, senza confini.

Nel contesto contemporaneo si osservano nuove forme
di diseguaglianza, solchi profondi, spesso visibili
a occhio nudo. Che portano a nuove tensioni e conflitti

Eppure, nel contesto contemporaneo segnato dalla pandemia, si osservano nuove forme di diseguaglianza, solchi profondi, spesso visibili a occhio nudo, ma che sfuggono ai più, oppure non vengono raccontati e documentati. Basti pensare alla distribuzione dei vaccini e all’accesso ai servizi di prevenzione e cura a livello sanitario. Ben vengano allora i passi in più della ricerca farmaceutica, ma il riemergere dello scandalo della fame e delle inaccettabili diseguaglianze non è tollerabile.

Le nuove fratture portano infatti anche a nuove tensioni e conflittualità, più o meno dimenticate. La coesione sociale in molti contesti è a rischio, come pure lo scacchiere geopolitico internazionale rivela una forte instabilità. Ecco che la «carità politica presuppone di aver maturato un senso sociale che supera ogni mentalità individualistica», ricorda il Papa. La carità sociale inoltre ci fa amare il bene comune e ci fa cercare il bene della comunità, considerando le persone non solo individualmente, ma anche nella dimensione sociale: «Ognuno è pienamente persona quando appartiene a un popolo, e al tempo stesso non c’è vero popolo senza rispetto per il volto di ogni persona». Oggi invece si pretende spesso di ridurre le persone a individui, facilmente dominabili da poteri che mirano a interessi particolari e perfino illeciti. «La buona politica cerca vie di costruzione di comunità nei diversi livelli della vita sociale, in ordine a riequilibrare e riorientare la globalizzazione per evitare i suoi effetti disgreganti» (Fratelli tutti, n. 182).

Analisi di “Falsi equilibri”
Proprio «l’insieme intersezione» tra questi due fenomeni (la diseguaglianza e la conflittualità) costituisce il centro tematico della prossima ricerca di Caritas Italiana sui conflitti dimenticati, che verrà presentata a dicembre. Il titolo, Falsi equilibri, ne riassume il senso e l’analisi di fondo. Torneremo ad occuparcene, anche in questa rubrica.

Imparare a pensare, a riflettere in autonomia e libertà.
Uno spazio di ricerca e di libertà è un diritto di tutti.
Questa rubrica vorrebbe offrire spunti in tal senso

Intanto, convinciamoci che la pandemia è «una prova del nostro tempo». Ci ha insegnato quanto è facile, pur essendo tutti nella stessa situazione, «disgregarsi e pensare solo a sé stessi». Ripartiamo invece tutti dal riconoscimento che siamo «fragili e bisognosi degli altri». Oggi più che mai. «Nessuno può isolarsi, come singoli e come Nazioni. Accogliamo questa crisi come un appello a ripensare i nostri stili di vita» (Fratelli tutti, n. 33).

Ciò significa anche imparare a pensare, a crescere per imparare a riflettere in autonomia e libertà. Uno spazio di ricerca e di libertà che è un diritto di tutti. Questa rubrica vorrebbe offrire spunti in tal senso. Il pensiero vero non è uno sterile esercizio individualistico, ma una ricerca che è ascolto, confronto, interscambio, condivisione, presa di posizione, denuncia, testimonianza. Pensare insieme su quanto ci sta più a cuore, poiché «il pensiero è vita e non presa di distanza dalla vita». La responsabilità del pensare è inoltre sempre contemporaneamente responsabilità dell’agire, e dunque verranno anche offerti percorsi e iniziative concrete.

Tutto ciò vuole essere il senso di questa rubrica. Per (provare a) costruire una nuova fraternità. Buona lettura.