“Tieni tempo?”: tre giorni di vita, speranza e rinascita
“Ita est: non accipimus brevem vitam sed facimus” non riceviamo una vita breve, ma la rendiamo tale. La frase di Seneca è diventata la chiave di lettura dell’esperienza vissuta da un gruppo di giovani della Caritas di Ugento–Santa Maria di Leuca durante l’evento “Tieni Tempo?”, promosso da Caritas Italiana dal 16 al 18 ottobre. Tre giorni di incontri, riflessioni e testimonianze per imparare a dare valore al tempo e al coraggio di rinascere.

L’inizio del cammino: la speranza e la “cazzimma”
Il primo giorno, nella quiete dell’Eremo di Camaldoli delle Suore Brigidine, i partecipanti hanno trovato un luogo di silenzio e di ascolto. Sessanta giovani provenienti da tutta Italia si sono riuniti per riflettere sul senso della vita e sulla responsabilità del proprio cammino. L’arcivescovo di Napoli, cardinale Domenico Battaglia, ha guidato il primo incontro parlando della “cazzimma”, quella forza interiore che, unita alla speranza, può cambiare le persone e la storia. Ha provocato i presenti con una domanda diretta: “Nella vita è meglio essere protagonisti o rimorchiati?”. Una riflessione che ha aperto un confronto sincero e profondo. La giornata si è conclusa in un clima di amicizia e condivisione, tra canti e sorrisi: un piccolo assaggio di quella comunità che nasce solo quando ci si mette davvero in ascolto.
Nisida: dove la rinascita diventa possibile
Il secondo giorno ha condotto i giovani all’Istituto Penale Minorile di Nisida, luogo simbolo di cambiamento. Il direttore, gli educatori e due ragazzi in semilibertà, Luigi e Fabrizio, hanno condiviso storie di fatica e di rinascita. “Il nostro compito è portare luce dove la luce sembra essersi spenta”, hanno spiegato gli operatori. Luigi e Fabrizio hanno raccontato come, dentro quelle mura, abbiano imparato a conoscere sé stessi e a desiderare una nuova vita. Il loro esempio ha mostrato che la libertà non è solo uscire da un cancello, ma scegliere ogni giorno di cambiare.
Nel pomeriggio i partecipanti hanno discusso di povertà culturale, di bradisismo e del ruolo del Progetto Policoro, impegnato a creare opportunità di lavoro e dignità per i giovani. La giornata si è chiusa nella Cattedrale di Pozzuoli, con la celebrazione della Messa e una cena conviviale nel segno dell’ospitalità napoletana.

Rione Sanità: il volto della speranza
L’ultima tappa ha portato i partecipanti nel cuore del Rione Sanità, quartiere simbolo di resilienza e rinascita.
Dopo la visita alle Catacombe di San Gennaro, Fabrizio, la guida, ha invitato i presenti “a non giudicare, ma ad ascoltare in silenzio”. Il quartiere, segnato da contraddizioni e difficoltà, è oggi un laboratorio di rinascita grazie all’impegno di don Antonio Loffredo e di tanti giovani che hanno scelto di restare per trasformarlo in un luogo di cultura e accoglienza.
Un esempio concreto di come il cambiamento nasca dal basso, dalla fiducia e dal desiderio di costruire comunità.
Un tempo da custodire
L’esperienza di “Tieni Tempo?” si è rivelata un percorso di crescita, fatto di incontri, riflessioni e nuovi legami.
Le giovani partecipanti sono tornate con una convinzione profonda: il tempo non va riempito, ma vissuto con consapevolezza.
Un ringraziamento speciale è andato alla Caritas di Ugento–Santa Maria di Leuca, che ha reso possibile questo viaggio, e a suor Lorella, presenza discreta e costante, capace di far sentire tutti parte di una grande famiglia.

“Tieni Tempo?” non è stato solo un evento, ma un invito a vivere pienamente, con più coraggio, più fiducia e – come direbbero a Napoli – con un pizzico di cazzimma.
Aggiornato il 05/11/25 alle ore 11:46

