29 Agosto 2022

In vacanza dalla guerra

Un gruppo di ragazzi ucraini, ospiti in Italia di Caritas Italiana, hanno incontrato in udienza papa Francesco

È stata una giornata di festa l’incontro con Papa Francesco dello scorso 24 agosto per circa 90 ragazzi ucraini, ospiti in Italia nel progetto di accoglienza temporanea estiva, organizzato da Caritas Italiana in collaborazione con le Acli e con il sostegno delle Banche di Credito Cooperativo. Complessivamente ad agosto sono stati 200 i minori ucraini accolti in strutture diocesane in Lombardia e Toscana. Il primo gruppo è restato in Italia dal 16 al 26 agosto, mentre un secondo gruppo dal 20 al 30 agosto.


«Caritas Italiana – ha spiegato il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello, che ha guidato il gruppo all’incontro con il Papa – ha proposto alle Caritas ucraine questa iniziativa che è stato possibile concretizzare grazie anche alle generose donazioni ricevute e ha individuato strutture disponibili per ospitare due gruppi di minori, insieme ai loro accompagnatori. Diverse associazioni, tra cui in particolare le Acli, stanno aiutando nell’animazione e famiglie e realtà locali si sono messe a disposizione per far trascorrere loro un periodo di serenità. Molti hanno perso genitori e familiari durante i recenti combattimenti, alcuni sono rimasti orfani, altri non hanno più notizie dei genitori al fronte. L’auspicio è che questa pur breve parentesi, grazie alla solidarietà sperimentata e alle parole del Santo Padre, possa alimentare speranze di pace».

Questa è solo una delle tante iniziative di accoglienza attivate in questi sei mesi di conflitto, grazie al coinvolgimento delle comunità locali. Al 31 luglio sono 148 le diocesi che stanno accogliendo persone in fuga dall’Ucraina. In totale sono 13.721 le persone complessivamente accolte dalla rete ecclesiale, di cui 7.745 nel circuito Caritas. I minori sono in totale 6.211, di cui 231 sono non accompagnati.

All’udienza in Aula Paolo VI, papa Francesco ha voluto rinnovare «l’invito a implorare dal Signore la pace per l’amato popolo ucraino che da sei mesi – oggi – patisce l’orrore della guerra. Auspico che si intraprendano passi concreti per mettere fine alla guerra e scongiurare il rischio di un disastro nucleare a Zaporizhzhia. Porto nel cuore i prigionieri, soprattutto quelli che si trovano in condizioni fragili, e chiedo alle autorità responsabili di adoperarsi per la loro liberazione. Penso ai bambini, tanti morti, poi tanti rifugiati – qui in Italia ce ne sono tanti – tanti feriti, tanti bambini ucraini e bambini russi che sono diventati orfani e l’orfanità non ha nazionalità, hanno perso il papà o la mamma, siano russi siano ucraini. Penso a tanta crudeltà, a tanti innocenti che stanno pagando la pazzia, la pazzia di tutte le parti, perché la guerra è una pazzia e nessuno in guerra può dire: “No, io non sono pazzo”. La pazzia della guerra».

Il gruppo di bambini ucraini presenti all’udienza

Nataliya Nagalevska, maestra ucraina che ha accompagnato, insieme ad altre quattro colleghe, in Italia i suoi allievi e non solo, ha condiviso al Sir la sua testimonianza sui ragazzi che portano dentro di sé il dramma della guerra, con le bombe che cadono: «Hanno paura dei rumori forti – evidenzia la maestra – e restano turbati a sentire notizie dall’Ucraina: qualche giorno fa una bambina ha letto di bombardamenti nel nostro Paese e ha iniziato a piangere, avendo paura per la sua famiglia, per la mamma che è restata là. Ogni giorno preghiamo per la pace». Le maestre che accompagnano i bambini nei campi estivi organizzati da Caritas stanno vivendo anche loro un periodo sereno: «Siamo felici, calate in una realtà diversa dalla nostra, possiamo rilassarci e affrontare i problemi normali che si vivono nella quotidianità per l’educazione dei bambini. Non pensiamo alla paura di quello che viviamo in patria ed è una cosa buonissima per noi. Certo, abbiamo paura al pensiero di dover rientrare in Ucraina, ma siamo consapevoli che dobbiamo accettare la nostra realtà: dobbiamo andare avanti e vivere, facendo tutto quello che si può nei luoghi dove viviamo abitualmente o lavoriamo».

Aggiornato il 26/09/22 alle ore 10:19