17 Maggio 2023

Microfinanza, occasione da non perdere

Un accordo fra Caritas Italiana, Caritas Africa e Banca Etica per aiutare persone, famiglie e imprese ad avere accesso al microcredito; ma anche rafforzare la rete di collaborazione fra le istituzioni ecclesiali di microfinanza e la progettazione delle Caritas nazionali africane.

Aiutare persone, famiglie vulnerabili, piccoli imprenditori, ad avere accesso al microcredito, per iniziare percorsi di autonomia lavorativa ed economica; ma anche rafforzare la rete di collaborazione fra le istituzioni ecclesiali di microfinanza, attive in Africa da anni, e la progettazione delle Caritas nazionali africane. Questi gli obiettivi dell’accordo firmato nel 2019 a Kigali tra Caritas italiana, Caritas Africa e Banca Etica con il sostegno della Conferenza Episcopale Italiana. Uno strumento di inclusione finanziaria a disposizione di tutte le diocesi e Caritas diocesane di 9 Paesi africani (Burkina Faso, Repubblica Democratica del Congo, Ghana, Kenya, Ruanda, Senegal, Tanzania, Togo e Uganda), per andare incontro alle esigenze dei cosiddetti “non bancabili”, coloro che non hanno la possibilità di offrire garanzie per avere accesso al credito. Con uno stanziamento di quasi 1.8 milioni di euro – messo a disposizione da Banca Etica– l’accordo punta sulla microfinanza per realizzare interventi di educazione e inclusione finanziaria delle fasce più vulnerabili. E sono le stesse Caritas africane che aderiscono all’iniziativa ad individuare i beneficiari, per lo più singole persone, famiglie o microimprenditori. Inoltre nel corso del 2023 verranno formati 90 leader di comunità diocesane (9 per ciascun Paese coinvolto nel progetto) dotati delle competenze adeguate per promuovere la finanza etica “dal basso”.

Finanza etica

Non è un ossimoro, ma un concreto modello. Non solo economico, anzitutto sociale. Ha una storia lunga: fin dal Medioevo, Domenicani e Francescani gestivano i Monti di Pietà per prestiti ai più poveri e per la salvaguardia del risparmio, servizi già allora protesi verso i più deboli in società, i più vulnerabili esclusi dal mercato.

La finanza etica moderna sta per compiere cent’anni. Progenitore, il Pioneer Fund di Boston del 1928, creato per escludere i finanziamenti per industrie belliche, alcol, gioco, fumo. Un seme destinato a germinare nel secolo seguente, in base a criteri sempre più chiari e articolati.

Per gli attori della finanza etica, gli investimenti sono infatti da selezionarsi sulla base di molteplici criteri di scelta per l’allocazione delle risorse, fra i quali la trasparenza degli investimenti e, di questi ultimi, la positiva ricaduta sociale. Se normalmente standard di sicurezza e ambientali e tutele e diritti dei lavoratori sono concepiti come costi, possibilmente da abbattere per aumentare gli utili, alla base della finanza etica c’è invece la convinzione che gli investimenti non etici siano da evitarsi, non solo perché immorali, ma anche perché più rischiosi, volatili e inaffidabili sul medio e lungo periodo.

Caritas Africa e la microfinanza

Gertrud Simakampa, responsabile per Caritas Africa del programma di microfinanza

Gertrud Simakampa lavora nella confederazione di Caritas Africa e da due anni è la responsabile del programma di microfinanza. “La maggior parte dei paesi africani sono schiacciati dal debito senza dimenticare che l’attuale crisi climatica sta impedendo a milioni di persone di rispondere ai bisogni primari, in particolare l’accesso al cibo. Le persone hanno fame. Consideriamo che molti stati dell’Africa fanno affidamento sull’acqua piovana e sulla sua conservazione per implementare l’agricoltura. Quindi potete immaginare il disastro nel momento in cui mangiare e bere ogni giorno, rappresenta per moltissimi una sfida. E con il Covid la situazione è peggiorata. Noi di Caritas Africa, insieme a Caritas Italiana e Banca Etica ci siamo in primis posti la domanda su come permettere a tanti uomini e donne indigenti di accedere a fonti di finanziamento, capaci di sollevarli, di riscattarli, da una povertà ormai troppo radicata”.

La maggior parte dei paesi africani sono schiacciati dal debito senza dimenticare che l’attuale crisi climatica sta impedendo a milioni di persone di rispondere ai bisogni primari, in particolare l’accesso al cibo

Coltivazioni di riso, realizzate da piccole imprese locali, grazie al microcredito

Solo nel corso del 2022-23 grazie al progetto sono state raggiunte quasi 300mila persone che hanno beneficiato del microcredito. Ma ovviamente la domanda d’accesso ai finanziamenti è in costante crescita. “i bisogni sono moltissimi” racconta Gertrud “ed è questo il motivo per cui il microcredito è importante: attraverso il microcredito non vogliamo semplicemente donare un quantitativo di denaro alle persone più povere perché riescano a soddisfare nell’immediato i loro bisogni primari, come ad esempio cibo, acqua salute; ma possano investire quel denaro in attività capaci di generare reddito. Un esempio virtuoso lo abbiamo riscontrato, in Tanzania dove molti beneficiari hanno avviato piccole imprese per la produzione di scarpe, abiti tradizionali, saponi tutti realizzati con materiali locali”. Un’attenzione particolare è infine dedicata alle donne, ma anche ai giovani: “In Senegal i ¾ dei beneficiari sono appunto donne. Nel paese africano a febbraio di quest’anno, è stata organizzata una conferenza dal titolo Le donne nella microfinanza che ha visto la partecipazione di oltre mille africane che desideravano apprendere gli strumenti e i processi fondamentali nella costruzione di una finanza etica”. La microfinanza è infatti uno strumento per sua natura gender-oriented. Valorizza e finanzia attori solitamente esclusi del mercato, e in Africa questi attori sono soprattutto donne, escluse da prestiti e da progetti di investimento per mancanza di garanzie e per radicati pregiudizi. Prosegue Gertrud “Al progetto partecipano anche moltissimi giovani che sono feriti dalla piaga della disoccupazione, trasversale alla quasi totalità dei paesi africani. In Ghana ad esempio grazie al sostegno di Caritas Italiana e banca Etica centinaia di giovani hanno aperto dei piccoli negozi, shops, dove vendono frutta, verdura, articoli per la casa: dei piccoli empori fondamentali alla vita delle comunità locali che abitano piccoli villaggi”.

 La microfinanza è infatti uno strumento per sua natura gender-oriented. Valorizza e finanzia attori solitamente esclusi del mercato, e in Africa questi attori sono soprattutto donne, escluse da prestiti e da progetti di investimento per mancanza di garanzie e per radicati pregiudizi. 

Quella del microcredito è una strada lunga, basata su un investimento di tipo economico e collettivo; punto, quest’ultimo, di fondamentale importanza perché rappresenta una chiamata alla responsabilità per un’intera comunità; comunità che desidera mettersi in cammino, seguire la personale vocazione a essere affidabile e sostenibile, facendo della solidarietà una funzionale disciplina organizzativa.

Conclude Gertrud “Non ci sono magie per combattere la povertà, e neanche la microfinanza lo è. Ma si tratta di una grande possibilità, che può riuscire come fallire: tocca coglierla e fare uno sforzo per farla crescere, perché il microcredito può davvero permettere ai poveri di lasciarsi la povertà alle spalle”.

Aggiornato il 24/05/23 alle ore 15:40