19 Febbraio 2024

«Qui si spera e si resiste»

Il 24 febbraio di due anni fa iniziava un conflitto nel cuore dell'Europa. L'operatore di Caritas Italiana in Ucraina racconta di un Paese che continua a fronteggiare sfide immense

L’intervento della rete internazionale Caritas in Ucraina >>

A due anni dall’inizio del conflitto in Ucraina, il Paese si trova a un bivio cruciale. La guerra ha lasciato cicatrici profonde, ma ha anche rivelato la resilienza indomabile del suo popolo e la solidarietà che si è formata attorno alla sua causa. L’Ucraina continua a lottare per la sua sovranità e integrità territoriale, fronteggiando sfide immense. Il conflitto ha causato perdite umane devastanti e un esodo massivo di rifugiati. Le infrastrutture sono state gravemente danneggiate, complicando gli sforzi di soccorso e ricostruzione.

Nonostante ciò, il Paese dimostra una forza straordinaria, con comunità che si uniscono per supportare gli sfollati e le vittime di guerra.

Il 24 febbraio prossimo ricorre il triste anniversario di due anni dall’inizio del conflitto in Ucraina, un momento di riflessione profonda per chi, come me, vive quotidianamente le sue conseguenze all’interno del Paese. Come Caritas Italiana, al fianco della Chiesa greco-cattolica e quella latina, ci siamo dedicati al supporto di iniziative di assistenza dei rifugiati, concentrandoci sui più vulnerabili: minori, persone con disabilità e vittime dirette della guerra.

Questi due anni hanno rappresentato un percorso di costante adattamento e risposta a una crisi umanitaria che si è trasformata in una situazione di emergenza prolungata e senza vie d’uscita. L’attenzione si è spostata dall’assistenza primaria alla riabilitazione e all’immaginarsi un possibile sviluppo.

Si cerca, così, di ricostruire non solo le infrastrutture, ma soprattutto il tessuto delle comunità, dei legami e delle relazioni interpersonali, profondamente scossi dal conflitto.

La situazione oggi è un intreccio di speranza e dolore. Le città, persino alcune di quelle più devastate, stanno lentamente cercando di risollevarsi. Le cicatrici della guerra sono evidenti, nei corpi degli edifici e nell’anima della gente. La sfida economica è enorme e molte famiglie lottano per soddisfare i bisogni più elementari.

La guerra, purtroppo, è ancora in corso, in particolare nel Nord e nel Sud-est del Paese, dove i bombardamenti e gli allarmi sono all’ordine del giorno. Nella guerra in Ucraina ci si ammazza sulla linea del fronte, senza neanche incontrarsi, ci si ammazza con joystick, cursori e coordinate, dove tutto sembra un gioco, e dove anche il libero arbitrio che un uomo può avere è cancellato dalla logica del massimo danno possibile dell’intelligenza artificiale.

Si è passati dalle “bombe intelligenti” dei Balcani alle bombe guidate dall’intelligenza artificiale. Certamente tutto ciò ha poco a che vedere con l’“intelligenza”.

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In questo scenario di persistente violenza, è impossibile non pensare alle parole di grandi testimoni di pace come il Mahatma Gandhi, con il suo invito a «essere il cambiamento che vuoi vedere nel mondo». Mi aiuta a ricordare la responsabilità personale nel contribuire alla costruzione di una società più giusta e pacifica. Questo perché oramai l’uso prevalente della forza nella risoluzione del conflitto tra Ucraina e Russia (ma, ahimè, anche in altri contesti) evidenzia una triste realtà: sembra che l’umanità abbia dimenticato queste lezioni, affidandosi esclusivamente alla logica bellica.

Dobbiamo lavorare e resistere alla tentazione di considerare la forza come l’unica soluzione possibile. La storia ci insegna che la vera pace si costruisce sul dialogo, sul rispetto dei diritti umani e sull’adesione ai principi del diritto internazionale. Per stare, vivere e condividere in Ucraina, dove si vede anche l’assurdità di una certa cooperazione umanitaria affiancata all’attività bellica,

è fondamentale ricordare che la pace non è semplicemente l’assenza di guerra, ma uno stato attivo di giustizia ed equità.

È fondamentale ricordarsi di san Francesco d’Assisi che chiedeva nella preghiera di poter diventare uno strumento di pace. Di dare l’esempio personalmente. Questo è il cammino che noi, insieme alle comunità con cui lavoriamo, stiamo tendando di percorrere, nonostante le ombre della guerra. La missione e presenza della rete Caritas in Ucraina ci chiama a impegnarci, nonostante le avversità, ispirati dalla speranza che un giorno la forza delle armi possa cedere il passo alla forza del diritto, della solidarietà e della nonviolenza, del dialogo e dell’incontro.

Questo anniversario ci chiama a un rinnovato impegno per la pace.

Si tratta di un obiettivo che, nonostante le sfide, resta illuminato dalla luce della speranza e dalla fede incrollabile nel potere trasformativo della nonviolenza e del voler tornare di nuovo a guardarsi negli occhi e a parlare senza un mitra puntato davanti.

*referente Caritas Italiana in Ucraina


L’impegno della rete internazionale Caritas a favore di Caritas Ucraina e Caritas-Spes

Aggiornato il 19/02/24 alle ore 14:36