Migranti, per non dimenticare
Si celebra dal 2016, il 3 ottobre, la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, nell’anniversario di quell’indimenticabile giorno del 2013, in cui si consumò nel Canale di Sicilia, al largo di Lampedusa, una delle più gravi stragi di migranti mai accadute sulle coste italiane, costata la vita a 366 persone che su una “carretta” del mare speravano in una vita migliore. Le immagini delle bare, una accanto all’altra, nell’hangar dell’aeroporto militare, sono ancora vive nella nostra memoria e non possiamo dimenticarle facilmente. L’Italia reagì a quella tragedia creando l’operazione ‘Mare nostrum’, che venne sospeso l’anno successivo, poiché l’Europa non volle farsene carico, non considerando il Mediterraneo un mare anche europeo.
Negli ultimi anni si stima che migliaia di persone abbiano perso la vita nel Mediterraneo l’ennesima tragedia l’8 agosto scorso, con quattro naufraghi salvati e sbarcati (su 45 partiti) a Lampedusa, o quanto accaduto al largo del Mar Egeo il 15 giugno scorso, dove un peschereccio con a bordo forse fino a 750 persone si è capovolto con un bilancio iniziale di 78 corpi recuperati, 104 le persone tratte in salvo, ma per le altre centinaia di dispersi, minime le speranze, per non parlare della tragedia a pochi metri dalla costa di Steccato di Cutro (Crotone) lo scorso 26 febbraio dove morirono 94 persone (tra cui 35 minori) e per ricordare e mai dimenticare, nel 2019, a Tarsia (Cosenza), venne inaugurato il primo Cimitero internazionale, “memoriale” dedicato alle vittime dei naufragi ed intitolato al bambino siriano Alan Kurdi, morto sulle coste turche nel 2015.
Il rischio è che si crei assuefazione e abitudine a questi veri e propri periodici bollettini di guerra, facendo pensare che si tratti di tragedie inevitabili e di cui si fece interprete Papa Francesco, scegliendo Lampedusa come meta del suo primo viaggio apostolico (Alfonso Cacciatore, Carmelo Petrone, a cura di) Chi ha pianto? Il primo viaggio apostolico di Papa Francesco a Lampedusa (Editore Tau, pagine 144) e che in seguito definì il Mediterraneo un “cimitero”. Anche se breve, la permanenza di Papa Francesco sull’isola segnò una tappa significativa del suo pontificato: la decisa difesa della causa dei migranti e il monito al ricco occidente contro quella che il Vescovo di Roma specificò “globalizzazione dell’indifferenza”.
Per capire il fenomeno migratorio, occorre sempre conoscerne la storia, le linee generali delle politiche pubbliche sul tema, come ben spiega Oliviero Forti La mobilità umana: Caratteristiche strutturali e processi evolutivi delle migrazioni (Independently published, pagine 296). Pertanto, non basta più piangere quei morti, servono, in Italia come in particolare in Europa, politiche nuove volte a prevenire, attraverso interventi di cooperazione, i drammatici esodi via mare, quali il pacchetto di iniziative previste dal piano d’azione Ue in dieci punti, presentato lo scorso 17 settembre, dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, in occasione della sua visita a Lampedusa, accompagnata dalla premier Giorgia Meloni.
La “Giornata” deve rappresentare, quindi, un momento di riflessione per ricordare che, al di là dei numeri, dietro quelle tragedie vi erano delle persone con un nome e una storia Angela Lanza La storia di uno è la storia di tutti (Iacobelli Editore, pagine 166) dove l’autrice, attraverso l’esperienza di una psichiatra, fa conoscere storie tutte diverse, ma con il comune denominatore di dolore e disperazione e come dice un testimone “… morire in mare o nel proprio paese non fa molta differenza, ma affrontando questo “viaggio” abbiamo almeno un filo di speranza”.