Sant’Egidio, 56 anni di impegno
1968: anno cruciale della contestazione studentesca, il 7 febbraio, un gruppo di giovani di un liceo di Roma, cominciò a riunirsi intorno al Vangelo e all’amore per i poveri, stando loro accanto, conservando, però, la “voglia di ideali” di quel periodo di rinnovamento ecclesiale. Da quest’impegno, gli ex liceali hanno giocato la loro fede sulle frontiere della storia. Nella splendida cornice di Santa Maria in Trastevere, nasceva e si sviluppava la Comunità di Sant’Egidio, che oggi conta circa 50mila aderenti, in 73 Paesi nei cinque continenti.
Da allora, “l’Onu di Trastevere” come i media chiamano la Comunità, è una delle realtà più significative, ascoltata ed interpellata dalle Chiese e dai governi, dove la pace ed il dialogo, unita alla preghiera, hanno caratterizzato il suo percorso, Roberto Morozzo Della Rocca (a cura di) Fare pace. La Comunità Sant’Egidio negli scenari internazionali (Editore Leonardo International, pagine 329)
Giovanni Paolo II, grande sostenitore, durante la visita del 1993 alla Comunità, ribadì l’impegno francescano, traducendo il Vangelo, in una forza di riconciliazione e di pace, il cammino della Comunità, superò i confini geografici, nazionali et etnici: nel Rwanda del genocidio tra hutu e tutsi; Guatemala, Mozambico, sono soltanto alcune tappe per testimoniare il Vangelo ed aiutare la costruzione della pace e l’umanizzazione del mondo.
Ma la quotidianità della Comunità è l’incontro con i poveri, sempre al centro dell’attenzione, attraverso il contatto, le storie, i volti che permettono di comprendere le mense, i centri di ascolto, le scuole di italiano ed il pranzo di Natale. Comunità di Sant’Egidio (a cura di S. Egidio, pagine 160) dove giovani, anziani soli, senza fissa dimora, mangiano insieme in un clima di fraternità, poiché come raccomandò papa Francesco, in occasione del mezzo secolo della Comunità, “…. Dobbiamo avere il cuore aperto per tutti, senza distinguere, questo è amico, questo mi piace e quello no”: E sui poveri disse: “… il mondo è diventato globale, ma per gli ultimi si sono alzati nuovi muri, occorre costruire ponti per la globalizzazione della solidarietà”.
Dei tanti riconoscimenti ed attestazioni internazionali ricevuti, tra i tanti testimoni che sono passati dalla Comunità, sicuramente Olivier Clément, il grande teologo francese, raccontava che “…. Le cose acquisite della Comunità che mi hanno sempre colpito, qui a Roma, sono la preghiera e l’aiuto concreto ai più poveri. Sono assolutamente inseparabili: entrambi rappresentano una grande lezione per gli uomini di oggi”.