Vintage, il fascino del passato
Innanzitutto l’etimologia: con il termine Vintage si definisce le qualità ed il valore di un oggetto indossato o prodotto almeno vent’anni prima del momento attuale e che può altresì essere riferito a secoli passati senza necessariamente essere circoscritto al Ventesimo secolo. Con l’accezione Rétro si rende omaggio ad una certa epoca con elementi di recente fattura: una sedia, un abito, prodotto oggi che rimanda ad un certo periodo cult della storia. Chiarito ciò, ormai le rivisitazioni nostalgiche o “passione del passato” hanno ormai “contagiato” tutti: vengono svuotate le cantine, si rovista in soffitta, perché l’età dell’analogico, archiviata e dimenticata, forse anche con troppa fretta, è ritornata!
E con tutta la rivoluzione tecnologica e digitale, sembra che questo autentico movimento di neo puristi, abbia ormai invaso il mercato, interessando anche le grandi multinazionali. Possedere un vinile, significa avere un’opera d’arte, caso emblematico, il ritorno dei 33 e 45 giri e così dicasi per ogni altra merceologia.
Vien legittimo domandarsi: Ma perché tanta nostalgia?
Daniela Panosetti, M. Pia Pozzato Passione vintage (Carocci, pagine 183) in un’analisi a tutto campo dei media contemporanei, guardano con disincanto il fenomeno delle serie o film che mimano gli stili di una volta, basti pensare alla televisione che è ostaggio dei divi degli anni passati o i telefilm di venti – trent’anni fa, per non parlare delle repliche di vecchie trasmissioni.
Ma questa rilettura in chiave contemporanea del passato, trae la propria forza dal rimpianto, come sottolinea Emiliano Morreale L’invenzione della nostalgia (Donzelli, pagine 295) che nella sua premessa sgombra il campo dagli equivoci: non riferirsi alla “ … nostalgia come esperienza soggettiva e personale, ma focalizzare la sua genealogia “simbolica” dentro i meccanismi di consumo sociali di oggi”.
Non tutti però subiscono il fascino del tempo che fu, Simon Reynolds Retromania (Minimum Fax, pagine 528) si chiede: “La nostalgia blocca la nostra capacità culturale di guardare avanti?, oppure siamo nostalgici perché la cultura ha smesso di progredire, costringendoci a concentrare l’attenzione su epoche più movimentate e dinamiche? Cosa succederà quando saremo a corto di passato? E di tutte le novità degli ultimi dieci anni, quali andranno ad alimentare i capricci nostalgici di domani?”.
Quesiti che per ora non trovano risposte, ma indicativo un proverbio africano: “Il passato rivive ogni giorno perché non è mai passato”.