18 Marzo 2024

Quelli che “tutto è possibile”

Le testimonianze di quattro volontari. E il Rapporto Caritas sul volontariato in Italia

Da sinistra: Patrizia Stocco, Giovanni Morreale, Gianni Maiorino, Anna Giuliani

PATRIZIA E IL DOPOSCUOLA

Patrizia Stocco ci sperava che fosse possibile. Che la situazione difficile venuta a crearsi al doposcuola diventasse un’opportunità. E così è stato. Patrizia, 63 anni, volontaria con la Caritas di Padova, vive e opera nella parte più multietnica della città. Al doposcuola – otto tutor, tra cui tre ragazzi universitari – un giorno è arrivato un gruppo di ragazzini figli di persone immigrate dal Nordafrica. Non stavano alle regole. Difficile relazionarcisi. «Abbiamo cercato un confronto con le famiglie – racconta Patrizia, coordinatrice del doposcuola –. Ci siamo incontrati e provato a capire ognuno le motivazioni dell’altro. A partire da quello che tutti consideriamo la priorità: il bene di questi ragazzi. E abbiamo cominciato a costruire insieme. I ragazzi vengono al doposcuola. I genitori ci fanno sentire il loro supporto».

L’attività del doposcuola da sempre cerca di stabilire un rapporto significativo con i ragazzi seguiti, accoglierli, condividere. Per questo il metodo di insegnamento/accompagnamento è uno a due. «Frequenti i contatti – continua Patrizia – con le scuole da dove provengono i ragazzi che seguiamo e con i Servizi sociali. Che a ogni inizio di anno scolastico attendono la nostra apertura. La attendo anche io, a dire il vero. Questo servizio è una cosa che sento nel profondo. Fa parte di me».

GIOVANNI E L’EMPORIO

Giovanni Morreale ancora non ci crede. Oggi ha una casa in affitto tutta sua. Se solo pensa che fino a poco tempo fa viveva in strada! Al mattino presta servizio volontario presso l’Emporio della Solidarietà della Caritas di Siracusa. «Tutto è nato – ci dice Giovanni, 45 anni e una lieve forma di autismo – quando sono stato ospite presso il Centro di accoglienza. Mi sembrava importante dare una mano in Emporio. E ho scoperto quanto sia bello sentirsi utile. Le persone che frequentano l’Emporio quando mi incontrano per strada mi salutano, mi sorridono». Con gli altri volontari va addirittura meglio. «Iniziamo la giornata insieme facendo colazione in piazza Santa Lucia. Per me sfoglia al prosciutto e caffè. Poi comincia il servizio. Oggi loro sono la mia famiglia».

Patrizia e Giovanni sono due degli 84.248 vo­lontari impegnati nelle Caritas in Italia, se­condo i dati rac­colti nel 2023 per il Rapporto “Tutto è possibile. Il volontariato in Caritas: dati e riflessioni”. La metà di questi volontari è presente nelle regioni del Nord, il 16% è attivo nel Centro, il 33% nel Sud e Isole. La Regione con il più alto tasso di volontari sulla po­polazione residente è l’Emilia-Romagna. Per quanto riguarda l’età, quasi quattro volontari su dieci sono persone anziane. Rispetto alle motivazioni che spingo­no a stare accanto a chi vive situazioni di fragilità, otto volontari Caritas su dieci si impegnano per «essere utile agli altri, alla società». Al secondo posto trovia­mo coloro che sentono prioritaria l’esi­genza di restare coerenti con la propria fede religiosa.

GIANNI, LA MENSA E IL CARCERE

Come Gianni Maiorino, 64 anni, che ha iniziato il volontariato contestualmente al suo percorso di diaconato, perché «se si vive per Dio, si vive per l’uomo, soprattutto quello più fragile». Per Gianni prestare servizio presso la mensa della Caritas di Latina è stato naturale. Proprio lui che anni prima non avrebbe mai scommesso sulla possibilità di un cambiamento: viveva per sé, per il lavoro, metteva in secondo piano la famiglia. Poi lo strappo con moglie e figli e la risalita, la ricostruzione. «Anche nei momenti peggiori non mi è mai mancato il loro amore, nonostante la mia testa, nonostante i miei figli mi chiamassero “Gianni Sbrocco”!». Il volontariato fa parte della seconda vita di Gianni, successiva al “ravvedimento”. «Quante confidenze ho raccolto, che profondità nei racconti di cui ho avuto la fortuna di essere il destinatario. E quanta fiducia reciproca con le persone che venivano alla mensa».

Da qualche mese ha deciso di fare volontariato nel carcere del capoluogo pontino. «Alcune persone che frequentavano la mensa erano passate anche dal carcere per piccoli reati. Ho dunque pensato fosse importante portare una parola di conforto all’interno dell’istituto penitenziario». Anche se Gianni opera in carcere da poco, di incontri rimasti impressi ne ha già diversi. Ad esempio quello con una donna (nel carcere di Latina c’è un reparto maschile e uno femminile) che «uscirà fra due anni e sta coltivando il sogno di fare la pasticciera. Conoscendo i trascorsi mi ha stupito quella figura prima… esuberante e adesso così fragile nel suo modo di raccontarsi, di desiderare una nuova vita. So cosa significa sbagliare e sentirsi giudicato. Vorrei che le persone detenute non sentissero definitiva la loro condanna».

ANNA E IL CENTRO DI ASCOLTO

Anna Giuliani, invece, sente che il suo impegno nel sociale sarà per sempre. Ha studiato Servizio sociale all’Università ed è convinta che non smetterà mai di fare volontariato. Ha iniziato tre anni fa, in occasione dell’alluvione che ha colpito le Marche e in particolar modo la sua città, Senigallia. Dall’aiuto durante l’emergenza a un impegno continuo presso il Centro di Ascolto Caritas è stato un attimo.

Poi la necessità di dare ancora di più. Ora infatti Anna, a 26 anni, si gode questi ultimi mesi di servizio civile, scelta compiuta proprio per accompagnare meglio le vite di chi fa fatica. Il luogo è sempre quello, il Centro di ascolto della Caritas di Senigallia. «Ricordo una delle mie prime volte da volontaria, con una ragazza e la sua paura per un compagno violento. Pensavo non fosse possibile per me continuare: la sua storia mi era entrata dentro. Anche le volte successive assorbivo tantissimo il dolore di chi incontravamo. Poi gli altri volontari mi hanno aiutato ad aggiustare il tiro, a trovare un equilibrio. E quando scorgi un sorriso anche soltanto perché ci si è messi lì ad ascoltare, tutto trova senso e capisci che non vuoi fare altro che restare».

Aggiornato il 19/03/24 alle ore 08:30