02 Novembre 2021

“Trionfo” senza progressi

G20 tra timidi passi avanti (clima e tasse) e delusioni (vaccini e debito). Ora la palla passa alla Cop 26. Che non si apre sotto buoni auspici…


Ha fatto bene il presidente del consiglio, Mario Draghi, a ricordare a più riprese che è il multilateralismo l’unica possibilità per uscire dalla crisi in cui si trova l’umanità: una crisi in cui all’accelerazione della crisi climatica si aggiunge una sempre più visibile crisi sociale, prodotta dalle crescenti disuguaglianze. Peccato che il multilateralismo non abbia molto a che vedere con quanto è avvenuto nei giorni di fine ottobre a Roma, in occasione del summit del G20: un club ristretto di paesi ricchi, che insieme rappresentano l’80% del Pil globale, e anche l’80% delle emissioni di gas clima-alteranti, non ha comunque la legittimazione per decidere in nome e per conto di tutto il pianeta, soprattutto in nome e per conto dei paesi e i popoli più poveri, che stanno pagando il conto di quanto avviene nella nostra “casa comune”. L’incontro del G20 sarebbe sì l’occasione per raggiungere un consenso sulle cose possibili: un consenso che dovrebbe poi essere giocato in ambiti realmente e pienamente multilaterali.

Mancano impegni cogenti
Alla vigilia del vertice, la società civile italiana che partecipa alla piattaforma globale Civil20 aveva rivolto un appello al nostro presidente del consiglio. Ma su nessuno degli argomenti in discussione si sono registrati grandi progressi, nonostante i toni trionfalistici del governo, e – dobbiamo dirlo – le analisi non sempre del tutto attente di gran parte della stampa italiana.

L’accordo per contenere il riscaldamento globale
non serve a molto se non si fissano date cogenti
e non ci si dota di una roadmap vincolante

Intendiamoci: non era un compito facile tenere in equilibrio gli interessi, spesso del tutto divergenti, dei “grandi del pianeta” con la necessità di portare comunque avanti la mediazione; tenendo presente anche la legittima necessità di difendere l’operato del governo italiano, che ha profuso nel G20 un grandissimo sforzo diplomatico. Ma – al netto di queste comprensibili dinamiche – è davvero necessario guardare con lucidità a quanto è avvenuto e ai risultati raggiunti.

Il record dei risultati, in effetti, appare abbastanza debole. Sul clima le posizioni sono rimaste divergenti e l’accordo per contenere l’aumento del riscaldamento globale entro +1,5° gradi rispetto ai livelli preindustriali (sopra questo limite – ci dice con chiarezza l’Ipcc  – puntiamo diretti verso il disastro) non serve a molto se non si fissano date cogenti e non ci si dota di una roadmap chiara e vincolante.

Queste ombre si sono di conseguenza proiettate sulla Cop 26, la Conferenza Onu (questo sì un vero forum multilaterale) appena iniziata a Glasgow, che però non si è aperta sotto i migliori auspici, con alcuni paesi che non vogliono nemmeno sentire parlare di rinunciare rapidamente al carbone, la fonte di energia fossile più inquinante. E rimane inteso che “de carbonizzazione” non vorrebbe dire solo “rinunciare al carbone”, ma rinunciare a tutte le fonti fossili…

Timidi con i creditori
Tornando al G20, i temi della salute globale sono uno degli ambiti in cui più cocente è la delusione per quanto accaduto a Roma. È importante che si affermi la necessità di un accesso universale a sistemi sanitari pubblici, disegnati con l’approccio One Health, che riconosce l’interconnessione fra tutti gli esseri viventi sul pianeta e la conseguente tutela della biodiversità. Ma in tempo di pandemia, ben maggior coraggio sarebbe stato necessario sul tema dei vaccini: questo sì un ambito su cui il summit capitolino avrebbe potuto dire qualcosa di diverso, considerando che proprio ai paesi del G20 fanno riferimento le società del Big Pharma, che hanno sviluppato i vaccini con cui stiamo combattendo la pandemia (peraltro con un contributo più che sostanziale di soldi pubblici, cioè con le nostre tasse…).

L’unica via per affrontare il problema in maniera veramente radicale, nello scenario globale, è una sospensione dei diritti di proprietà intellettuale sui vaccini, in modo da ampliare la possibilità di produrli proprio in quei paesi del Sud globale che hanno la maggiore necessità di utilizzarne: una proposta sostenuta anche dal presidente americano Joe Biden, ma che incontra la ferma opposizione proprio dell’Europa (e in Europa – purtroppo – proprio dell’Italia). La ripetuta promessa di donare milioni di dosi di vaccino – con impegni che sono ancora lontanissimi dall’essere mantenuti – sembra per ora essere utilizzata più per allontanare l’attenzione dal tema della sospensione dei diritti di proprietà che in termini di vera efficacia operativa.

L’accordo sulla tassazione globale, interessante
per il principio che afferma, si è attestato
su livelli così bassi da rischiare di essere inefficace

Ugualmente al ribasso gli impegni sui temi finanziari: nessun avanzamento sulla urgente e necessaria cancellazione del debito. I paesi del G20 continuano a essere molto timidi riguardo alle possibili pressioni sui creditori privati. L’accordo sulla tassazione globale, interessante per il principio che afferma, si è attestato d’altro canto su livelli così bassi da rischiare di essere pressoché inefficace.

Un percorso condiviso
È un tempo difficile per le convergenze, per le quali il tempo possibile sembra ormai agli sgoccioli. Ed è necessario lavorare per aumentare la consapevolezza di tutti i popoli e tutti i governi: l’attenzione non può che essere adesso sulla Cop 26, a cui si chiede di trovare il modo di imprimere un’accelerazione rispetto alla messa in opera dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. E non sono i “club” dei paesi ricchi a poter giocare un ruolo.

Facciamo nostre le parole del Civil20 nella già citata lettera al presidente del consiglio Draghi prima del vertice del G20: «Il mondo che vogliamo non è quello dei forti che sono generosamente capaci di accogliere i più deboli, ma quello costruito condividendo le vulnerabilità e i talenti di tutte e di tutti. L’interdipendenza tra le persone, i popoli e il pianeta è altissima, e solo un percorso condiviso e fondato sul rispetto dei diritti umani, della parità di genere e dell’equità è in grado di assicurare davvero tutele e dignità per tutte e tutti».

Aggiornato il 02/11/21 alle ore 16:37