«Salute: promuovere connessioni sociali»
Invita le Caritas a far valere la propria esperienza sul campo Lucia Ferrara, docente SDA – Bocconi School of Management, «per evitare che il PNRR si trasformi in un’occasione mancata e di ulteriore depauperamento dei fragili». Ferrara è tra gli autori del terzo Quaderno Caritas sulla Ripresa e Resilienza del Paese, disponibile online dal 7 luglio. Titolo: “PNRR Missione Salute: non lasciamo indietro nessuno!”. Le abbiamo rivolto alcune domande.
Professoressa, nel suo contributo al Quaderno lei indica la presenza di aree di “indeterminatezza” che possono rappresentare rischi e opportunità per l’attuazione della Missione 6 Salute del PNRR. A suo avviso come e quali spazi Caritas può contribuire a trasformare in opportunità? Su cosa è necessario vigilare affinché queste indeterminatezze non comportino un ulteriore impoverimento per i più fragili?
«Il PNRR è un documento di alta visione e allocazione di importanti risorse di investimento per il Servizio Sanitario Nazionale. Propone obiettivi largamente condivisibili, spesso generici, evitando ogni trade-off programmatorio. Questo lascia ampi spazi di indeterminatezza e, di conseguenza, di autonomia per i singoli contesti regionali e aziendali. A parere degli autori rappresenta dunque un’opportunità per i singoli territori rispetto a quali scelte fare tenendo conto delle rispettive specificità, del capitale sociale, istituzionale e delle risorse disponibili. A seconda delle vocazioni delle Case della Comunità e delle specificità dei singoli territori il contributo della comunità e della Caritas potrebbe concretizzarsi in forme di valorizzazione e creazione delle reti sociali, in forme di co-produzione fino a forme di co-design dei servizi. Per evitare che il PNRR si trasformi in un’occasione mancata e di ulteriore depauperamento dei fragili la sfida è fare leva sull’esperienza della Caritas, ragionare su quale ruolo sarà possibile giocare nella presa in carico dei vari target e quali strumenti manageriali potranno essere adottati per attuare il lavoro di comunità».
Quale può essere il contributo di Caritas per la costruzione e il reale funzionamento delle reti di prossimità?
«Esistono ampi spazi di possibile collaborazione tra la pubblica amministrazione (PA) e la comunità, e nello specifico Caritas, intesa come insieme di reti sociali. Caritas può contribuire a diverso titolo, promuovendo le connessioni sociali e contrastando la solitudine e gli effetti negativi per il benessere psico-sociale; veicolando messaggi di educazione sanitaria e sociale; diffondendo la conoscenza dei servizi esistenti; reclutando in modo proattivo gli utenti; offrendo servizi complementari a quelli pubblici. Allo stesso modo, Caritas può trarre beneficio dalla collaborazione con le istituzioni pubbliche, ottenendo per esempio accreditamento istituzionale e visibilità, la messa a disposizione di spazi (es. nelle Case della Comunità?) o fondi».
Lei conclude il suo intervento nel Quaderno con la sfida a non farsi trovare impreparati. Cosa consiglia al Paese e a Caritas per prepararsi?
«Il consiglio è di adottare fin da subito una serie di strumenti manageriali utili per il lavoro di comunità, analizzando i bisogni dei singoli territori in cui si è inseriti, definendo un piano strategico rispetto alle potenziali attività da implementare nelle nuove strutture territoriali, sostenendo il dibattito e portando la propria esperienza diretta così da essere pronti laddove si aprano delle opportunità per presentare proposte per realizzare una o più attività previste rispetto al rafforzamento della sanità territoriale».