20 Giugno 2023

Dal fango, l’eco di memorie

I cinque ragazzi del progetto "Mi sta a cuore" a Faenza, dopo l'alluvione. Di seguito una loro testimonianza

Faenza. Emilia Romagna. Un album fotografico sgualcito. Le copertine scolorite di una collezione di vinili. Una radio vecchia che suona la musica dei tempi. Un triciclo abbandonato di un bambino. Per Giovanna sono i ricordi di una vita. Memorie di un tempo che fu. Segni di una storia che neppure l’acqua e il fango dell’alluvione possono cancellare. In punta di piedi siamo entrati nel suo garage, ricoperto da uno spesso strato di una poltiglia verde.

Insieme all’acqua, il fango ha fatto irruzione in ogni angolo, seminando distruzione e terrore. Case abbandonate, abitazioni deserte. Migliaia di sfollati e di persone che hanno perso tutto. Questo lo scenario che abbiamo incontrato, quando noi cinque del progetto “Mi sta a cuore” siamo arrivati a Faenza come volontari. Animati dal desiderio di mettere a servizio testa, cuore e mani, ci siamo scontrati con una realtà cruda, ben diversa da quella che avevamo immaginato.

I cinque ragazzi del progetto “Mi sta a cuore”. A sinistra: Federica, Angela, El Mehdi, Mariano e Ousmane; a destra: Angela e Mariano

Ogni mattina con passo incerto e con sgomento, percorrevamo le vie del centro.

Negozi chiusi. Luci spente. L’aria carica di un senso di desolazione e di tanta rabbia e frustrazione.

La rabbia di chi in un istante ha perso ogni mezzo di sostentamento, riscoprendosi nudo come una canna al vento.

Tuttavia, nella terra colpita dall’alluvione la rassegnazione non trova posto. Al contrario, scavando nel fango con pale e badili, abbiamo visto germogliare semi di resilienza. I fiori della speranza nel domani.

Abbiamo incontrato un’umanità ferita, che di fronte al dolore ha scelto di diventare comunità unita.

C’è chi subito si è recato dal vicino in difficoltà per portare soccorso.

C’è chi ha aperto le porte della propria abitazione, ospitando chi ha perso tutto a causa dell’alluvione.

La Caritas diocesana di Faenza-Modigliana fin da subito si è mobilitata, allestendo un centro di distribuzione per fornire il necessario alle vittime dell’emergenza. Squadre di volontari, muniti di pale, di tira acqua e aspiratrici hanno cominciato a visitare le case, cercando di liberare dal fango ogni stanza e ogni angolo.

Tutti uniti in una missione: recuperare i cocci di ciò che è andato perduto, gli oggetti di una vita, ricordi di ogni vissuto.

Per una settimana ci siamo immersi in questa realtà, cercando di dare un piccolo aiuto dove vi era bisogno.

È stata un’esperienza intensa e faticosa, che ci ha insegnato a ridare valore a ogni cosa: a quei piccoli gesti fatti con amore, capaci di esprimere prossimità alle persone.

Crediamo fermamente che mettere a disposizione le proprie mani in questa missione sia una delle forme più belle di amore. La fatica e il sudore ci hanno accompagnato ogni giorno, ma condividere insieme questa esperienza ci ha dato la forza di affrontare la dura realtà che ci circondava.

A Faenza abbiamo incontrato una comunità, che nel fango dell’alluvione ha seminato germogli di umanità.

Una comunità capace di rialzarsi dal dolore, senza abbandonarsi alla disperazione. Una comunità desiderosa di ricominciare. Pronta a riprendere a camminare.

Intanto una musica lieve giunge da lontano. Sul ciglio di una strada, coperta dal fango, giace una vecchia radio. Eco della memoria, note di un passato che fu.

Da sinistra: Claudio, operatore della Caritas diocesana di Faenza-Modigliana, Mariano, Federica, El Mehdi, Ousmane, Angela
Aggiornato il 20/06/23 alle ore 15:54