16 Aprile 2024

Se la povertà persiste

Stime preliminari Istat 2023: in Italia sono 5,7 milioni le persone che vivono in povertà assoluta, quasi il 10% della popolazione

I dati presentati in questo articolo sono provvisori, frutto di una serie di stime dell’Istituto nazionale di Statistica. Sarà quindi necessario porre a confronto tali dati con le statistiche definitive, che l’Istat pubblicherà nel prossimo mese di ottobre 2024.

In Italia, nel 2023, la povertà assoluta familiare e individuale risulta in lieve peggioramento. Le famiglie in povertà assoluta si attestano all’8,5% del totale delle famiglie residenti (erano l’8,3% nel 2022), corrispondenti a circa 5,7 milioni di individui (9,8% delle persone residenti, quota pressoché stabile rispetto al 9,7% del 2022). Non si ravvisano dunque segnali di miglioramento da un anno all’altro; la povertà continua a essere un fenomeno grave e strutturale nel nostro Paese, che tocca una persona su 10. Uno sguardo storico dimostra che il valore del 2023 rappresenta il picco del fenomeno. Mai la povertà assoluta era stata così elevata: nel 2014, primo anno della serie storica a disposizione, l’incidenza della povertà era pari al 6,9% per gli individui e al 6,2% per le famiglie.

Un esame dei dati evidenzia cinque aspetti di tendenza che caratterizzano la situazione italiana:

LA SITUAZIONE DEL MEZZOGIORNO

Nel Sud Italia si registrano nel 2023 i valori più elevati di tutte le altre ripartizioni, sia a livello familiare (10,3%) che a livello individuale (12,1%). Tuttavia, mentre nel Mezzogiorno sono diminuite le persone in povertà (da 2 milioni 502 mila a 2 milioni 389 mila), appare in peggioramento l’incidenza della povertà assoluta individuale nel Nord Italia, dove le persone povere nel 2023 sono quasi 136 mila in più rispetto al 2022.

PEGGIORA LA CONDIZIONE DEI WORKING POORS

La povertà assoluta tra le famiglie con persona di riferimento occupata si attesta all’8,2% (era il 7,7% nel 2022), raggiungendo il picco dell’intera serie storica iniziata nel 2014. Nello specifico, il peggioramento più significativo riguarda le famiglie con persona di riferimento “lavoratore dipendente”: tra questo tipo di famiglie l’incidenza di povertà raggiunge il 9,1%, dall’8,3% del 2022, coinvolgendo oltre 944 mila famiglie. Ricordiamo tuttavia che è fra i non occupati che l’incidenza tocca i valori più elevati. Rimane infatti molto elevata per le famiglie con persona di riferimento “in cerca di occupazione” (20,6%), mentre si conferma più contenuta per le persone ritirate dal lavoro (5,8%).

Il peggioramento più significativo riguarda le famiglie con persona di riferimento “lavoratore dipendente”

SI CONFERMA IL FORTE DISAGIO FRA I MINORI

La presenza di figli minori continua a essere un fattore che espone fortemente le famiglie al disagio economico; l’incidenza di povertà assoluta si conferma più marcata per le famiglie con almeno un figlio minore (12,0%), mentre per quelle con anziani si attesta al 6,4%. Nel 2023, l’incidenza di povertà assoluta individuale per i minori è pari al 14%, il valore più alto della serie storica dal 2014 e il più elevato rispetto a tutte le altre classi d’età; i minori che appartengono a famiglie in povertà assoluta, nel 2023, sono pari a 1,3 milioni. In crescita anche l’incidenza della povertà tra i giovani di 18-34 anni (11,8%). Di contro gli over 65, grazie al sistema pensionistico, restano la fascia di popolazione a minore disagio economico (6,2%).

I minori che appartengono a famiglie in povertà assoluta, nel 2023, sono 1,3 milioni

GLI STRANIERI SEMPRE PIÙ POVERI

Le famiglie composte da persone di cittadinanza non italiana rappresentano il gruppo a maggiore incidenza di povertà economica. Si trovano in situazione di povertà assoluta il 35,6% delle famiglie composte da soli stranieri. Il dato è ulteriormente aumentato rispetto al 2021, allorquando il 32,8% delle famiglie di soli stranieri si collocava sotto la soglia di povertà. Si conferma il grande divario (con valori di incidenza superiori di quasi sei volte) rispetto alle famiglie composte solamente da italiani (6,4%).

Il 35,6% delle famiglie composte da soli stranieri sono in situazione di povertà assoluta

SPESE IN AUMENTO, DIMINUISCE IL RISPARMIO

Nel 2023 l’andamento dei prezzi ha leggermente indebolito sia la posizione delle famiglie più disagiate sia di quelle più abbienti. Nel 2023, la stima preliminare della spesa media mensile delle famiglie residenti in Italia è pari a 2.728 euro mensili in valori correnti, in crescita del 3,9% rispetto ai 2.625 euro dell’anno precedente. Nel corso del 2023, la dinamica della spesa equivalente è risultata moderatamente più intensa per le famiglie meno abbienti (+4,5%) rispetto a quelle economicamente più abbienti (+3,6%), principalmente a causa dell’aumento dei prezzi al consumo del capitolo “Alimentari e bevande analcoliche”, che pesa di più sulla spesa delle famiglie più povere. In particolare, la dinamica inflazionistica, decrescente al migliorare delle condizioni economiche, risulta compresa tra il +6,5% delle famiglie meno abbienti e il +5,% delle più abbienti.

L’andamento dei prezzi ha leggermente indebolito sia le famiglie più disagiate sia quelle più abbienti

A causa di tale aumento il tasso di risparmio lordo delle famiglie, nei primi tre trimestri dell’anno, è sceso al 6,6%, dunque molto al di sotto dei valori pre-pandemia (11% nel 2019). Le famiglie, a fronte del forte incremento dei prezzi, hanno drasticamente diminuito la propria capacità di risparmio, con evidenti ripercussioni nella possibilità di far fronte a spese improvvise, di una certa entità.

Fonte: Istat, Indagine sulle spese per consumi delle famiglie
Aggiornato il 16/04/24 alle ore 12:50