Mobilità umana dignitosa e solidale

Dal 23 al 27 giugno 2025, la città di Rabat ha ospitato il secondo workshop multipaese della Rete Africa-Europa per la Mobilità Umana (RAEMH). Questo importante incontro ha riunito più di cinquanta attori provenienti da undici organizzazioni membri della RAEMH, da diverse Caritas nazionali europee e africane, da Caritas regionali e da partner associativi marocchini. È stato un momento importante di dialogo, analisi e rafforzamento dei legami all’interno della rete, in un clima di solidarietà intercontinentale.
Un’apertura spirituale ricca di significato
Fin dai primi momenti, il workshop è stato all’insegna della spiritualità e della fraternità. La celebrazione di apertura, presieduta da Monsignor Cristobal Lopez, arcivescovo di Rabat e Presidente della Caritas Marocco, ha posto le basi per una riflessione profonda sul significato della mobilità umana. Nel suo messaggio, ha ricordato che «la migrazione non dovrebbe essere vista come un problema da risolvere, ma come un diritto fondamentale da proteggere». Questo momento forte ha invitato i partecipanti ad affrontare i giorni successivi con benevolenza, senso critico e speranza.

Esperienze incrociate in contesti di intervento complessi
Nel corso delle sessioni, diversi interventi hanno messo in luce il contesto del Marocco, paese ospitante dell’incontro. Sono state sottolineate la ricchezza e la complessità dei percorsi migratori in questo paese, che rappresenta allo stesso tempo uno spazio di partenza, di transito e di insediamento. Il workshop è stato in parte dedicato anche alla condivisione delle esperienze delle altre organizzazioni membri della RAEMH in base al loro contesto di lavoro:
- Transito e accompagnamento: la Maison du Migrant di Gao – Caritas Mopti, Caritas, Mauritania , DDM Senegal hanno presentato i loro dispositivi di accoglienza, orientamento, aiuto umanitario e mediazione. È stata sottolineata l’importanza del rispetto della dignità, anche nelle situazioni più critiche.
- Accoglienza e integrazione: le Caritas di Italia, Spagna e il Secours Catholique-Caritas France hanno condiviso le loro pratiche in materia di integrazione: formazione, accompagnamento all’occupazione, accesso ai diritti, regolarizzazione, accoglienza comunitaria.
- Giovani e alternative all’emigrazione: l’OCPH Guinea e la Caritas Senegal hanno evocato la situazione dei giovani nei loro paesi e l’importanza di offrire opportunità locali attraverso programmi di istruzione, formazione professionale e impegno civico.
- Sfollamenti forzati: in relazione ai conflitti e alle crisi climatiche, la Caritas Costa d’Avorio, la Caritas Camerun e la CADEV Niger hanno evocato le loro azioni nelle zone di sfollamento interno, nei campi e nelle zone di frontiera.
Queste condivisioni hanno permesso di comprendere meglio le specificità dei contesti nazionali, evidenziando al contempo le convergenze di pratiche e valori comuni.
Riconoscere e accompagnare il lutto migratorio
Il workshop ha affrontato anche una dimensione spesso invisibile: quella del lutto nel contesto migratorio. Basandosi sul concetto della “sindrome di Ulisse”, i partecipanti hanno esplorato le conseguenze psicologiche e sociali della perdita: perdita di persone care, di identità, di punti di riferimento, di progetti di vita. Il “muro della memoria”, eretto durante la sessione, ha permesso di rendere omaggio alle persone scomparse sulle rotte migratorie.
Sono state presentate iniziative di Caminando Fronteras , Caritas Spagna , Caritas Italia , ma anche della Maison du Migrant di Gao e della DDM-diocesi di Tangeri, come esempi di impegno per la dignità dei morti e il sostegno ai vivi.
Una narrazione comune al servizio di un’altra visione della migrazione
In continuità con l’incontro di Saly del 2023, la RAEMH ha proseguito la sua riflessione sull’elaborazione di una narrazione comune. Di fronte alla crescente disumanizzazione del discorso politico e mediatico sulla mobilità umana, i membri hanno discusso sulle parole, le immagini e i simboli da mobilitare per portare una voce più fraterna e più giusta.
Basarsi sulle forze comunitarie: dialogo con le organizzazioni comunitarie di base
Le organizzazioni comunitarie di base (OBC) hanno occupato un posto centrale nelle discussioni. Nate dall’impegno diretto delle persone coinvolte nella migrazione, queste strutture incarnano la resilienza, la solidarietà concreta e la capacità di agire a livello locale. Attraverso le testimonianze dell’Associazione dei cittadini senegalesi residenti in Marocco (ARSEREM) , del Collettivo delle comunità subsahariane in Marocco (CCSM) , della Caritas Mauritania e della DDM-diocesi di Tangeri , i partecipanti hanno potuto apprezzare la ricchezza delle conoscenze locali, la necessità di un dialogo costante e il riconoscimento delle competenze comunitarie.
Visite sul campo: radicare le riflessioni nella realtà
I partecipanti hanno incontrato alcune organizzazioni marocchine – Maroc Solidarité Médico-Social-MS2, il GADEM (Gruppo Anti-Razzista per la Difesa e l’Accompagnamento degli Stranieri e dei Migranti), il CCSM e la Caritas parrocchiale di Rabat. Queste immersioni hanno permesso di scoprire pratiche concrete di accoglienza, accompagnamento e difesa dei diritti, chiarendo al contempo il contesto giuridico e sociale marocchino
Una conclusione stimolante
Il workshop si è concluso in un clima di raccoglimento, speranza e fratellanza, con le parole di padre Alvar Sanchez, Segretario Generale della Caritas Marocco, che ha affermato: «La mobilità umana non è un problema da risolvere, ma una realtà umana da accompagnare. Dietro ogni partenza c’è una storia d’amore, di sacrificio, a volte una ferita, sempre una speranza». Padre Albert Daour Mbaye, segretario Generale della Caritas Senegal, ha anche ricordato che «ogni essere umano è una storia sacra». Le restituzioni dei gruppi di fraternità, sotto forma di poesie, canti, danze e simboli, hanno incarnato lo spirito del RAEMH: diversità, ascolto, solidarietà.
Per una mobilitazione rafforzata nel 2025-2026
Questo secondo workshop multipaese ha rafforzato il ruolo del RAEMH come spazio di convergenza di pratiche, conoscenze e speranza intorno alla mobilità umana. Le discussioni hanno permesso di approfondire diversi assi principali per la rete e di alimentare una visione comune, basata su azioni concrete per il prossimo anno. Insieme, si tratta di “fare rete in modo diverso”.
*Responsabile della comunicazione del RAEMH
Aggiornato il 19/07/25 alle ore 06:50