Casa, da dove partire?

Si è svolta martedì 15 luglio l’audizione di Caritas Italiana presso la VIII Commissione della Camera dei Deputati. Essa ha avuto luogo nell’ambito dell’esame di tre proposte di legge mirate ad affrontare l’emergenza abitativa in Italia (le proposte C. 1169 Furfaro, C. 1562 Santillo e C. 2181 Grimaldi).
La questione abitativa interessa oggi milioni di persone in situazione di vulnerabilità: persone senza dimora, famiglie a basso reddito, giovani precari, studenti fuori sede e migranti in uscita da percorsi assistenziali. Ma sempre più frequentemente coinvolge anche famiglie che, pur avendo un reddito, non riescono a sostenere il costo crescente dell’affitto, entrando in un ciclo di vulnerabilità abitativa. Non è solo una situazione drammatica ma anche paradossale: mentre aumenta il numero di sfratti, moltissimi immobili rimangono sfitti e inutilizzati; in città dove si diffonde a macchia d’olio la pratica dell’affitto breve a fini turistico, vi sono altrettante famiglie che non riescono a trovare un alloggio decente. Il mercato immobiliare non riesce (o non vuole) dare risposte, serve un’azione pubblica forte e strutturata. Le risorse private possono contribuire, ma non possono sostituire l’intervento pubblico, necessario per riequilibrare un sistema che aggrava disuguaglianze e marginalità.
È soprattutto importante che la politica recuperi interesse sul tema, che tocca vari ambiti da trattare in modo complessivo e coordinato prevedendo una programmazione nazionale integrata capace di superare l’attuale frammentazione e affrontare temi come edilizia pubblica, housing sociale, rigenerazione urbana, affitti e fiscalità. Centrale è anche la previsione di una governance multilivello e partecipativa, in cui sia valorizzato il ruolo del Terzo settore, della cittadinanza attiva e delle amministrazioni locali.
Da dove partire? È essenziale partire dall’esistente, da un censimento del patrimonio pubblico inutilizzato: informazioni aggiornate e trasparenti permettono una pianificazione efficace, evitando nuovo consumo di suolo. Dopodiché è necessario partire da una definizione di alloggio sociale introducendo criteri coerenti, che garantiscano la funzione realmente sociale degli interventi, anche mediante l’uso di strumenti urbanistici e fiscali. Questo è un elemento debole di molte delle politiche che vengono messe in campo: si vorrebbe raggiungere un obiettivo sociale, ma non si definiscono in modo chiaro le strategie per questo obiettivo. Per questo è necessario introdurre definizioni e criteri premiali per fasce e territori fragili, con interventi mirati nei contesti più vulnerabili e per categorie sociali a rischio come anziani, studenti, giovani coppie, immigrati e rifugiati, per costruire misure realmente accessibili e modulabili in base al contesto.
Intervenire sull’abitare impone una prospettiva ambiziosa. Cruciale per l’efficacia delle misure è la copertura finanziaria pluriennale e certa, e con un’adeguata considerazione delle capacità amministrative a tutti i livelli ed una previsione del loro rafforzamento finalizzato ad una efficace messa in opera delle misure previste. Ma è fondamentale prevedere dei percorsi di accompagnamento: non basta mettere a disposizione nuovi immobili in un quadro di Edilizia Residenziale Pubblica, occorre seguire ogni passaggio con risorse e competenze dedicate, se si vuole costruire una prospettiva di buona gestione delle unità immobiliare, contenere al minimo i tassi di morosità.
Si tratta di una materia complessa, e vi sono diversi elementi che possono favorire un’azione anche da parte del Terzo settore, incentivare la disponibilità di immobili, contenere il costo delle locazioni, proteggere le persone fragili, Quello che però è davvero indispensabile è che la politica si faccia carico di un tema che tocca ormai in modo sempre più forte la vita di milioni di persone.
Aggiornato il 16/07/25 alle ore 19:47