04 Agosto 2025

Comunità gemelle

Giovani a Trebisonda, sulle tracce di don Andrea Santoro. Il gemellaggio Turchia-Toscana

Nel 2025, per il secondo anno consecutivo, ho avuto il privilegio di accompagnare dieci giovani delle diocesi di Firenze, Pisa, Fiesole e San Miniato in due campi estivi a Trebisonda (Trabzon), una città a maggioranza musulmana dove la comunità cristiana vive con discrezione ma con una fede profonda. Qui, insieme a rifugiati e studenti universitari, abbiamo vissuto momenti di condivisione e scambio intensi.

Accompagnare i ragazzi ai campi internazionali di servizio – dal 2 al 10 luglio e dal 17 al 29 luglio – è stata un’esperienza intensa e profondamente arricchente. Sono molto grata per aver potuto condividere con loro un percorso di crescita che va ben oltre il semplice volontariato. Solo attraverso l’esperienza diretta si può comprendere l’importanza della fede vissuta con libertà e consapevolezza.

È un’occasione di crescita e confronto sia per i ragazzi delle Caritas diocesane toscane sia per la comunità cristiana che incontriamo. È un cammino che si concretizza nell’implementazione di progetti reali, ma anche nella vicinanza affettiva e spirituale. Tutto ciò rappresenta una testimonianza di fede significativa e un arricchimento reciproco.

Ci sta particolarmente a cuore l’impatto che queste esperienze possono avere nelle nostre diocesi, grazie alla conoscenza autentica di una realtà complessa e ricca di sfumature come quella turca.

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La chiesa cattolica di Santa Maria, unico luogo di culto cristiano in città, conserva le tracce dell’omicidio di don Andrea Santoro, un simbolo del coraggio e della testimonianza di fede vissuta da minoranza. I giovani sono stati accolti con calore dalle suore, dal parroco padre Leonardo Camara e dalla comunità locale che, nonostante le difficoltà, mantiene viva la speranza e la fede con grande dignità.

Durante la nostra permanenza, abbiamo svolto diverse attività che hanno favorito lo scambio e la conoscenza reciproca: giornate al parco con i ragazzi, lezioni di italiano, giochi floreali (gare culturali e sportive) e momenti di approfondimento sulla realtà parrocchiale e sulla situazione dei cristiani in Turchia. Questo ha permesso ai giovani di aprirsi a una realtà nuova, fatta di sfide e speranze, ma anche di grande ricchezza umana e spirituale.

La situazione della comunità cristiana a Trebisonda è delicata e richiede molta prudenza. La comunità è composta da circa 50 persone, di cui poche turche; la maggior parte sono rifugiati iraniani o studenti africani.

Abbiamo visitato anche il laboratorio di produzione di ostie, gestito da donne rifugiate iraniane, da cui si riforniscono molte chiese turche.

Non sono mancati momenti di riflessione sulla testimonianza di fede vissuta con coraggio da don Andrea Santoro, ucciso nel 2006, e da mons. Luigi Padovese, ucciso nel 2011. Le parole di don Andrea – “essere Chiesa è più importante di avere una Chiesa” – ci hanno accompagnato, ricordandoci che la fede si vive nel cuore delle persone, oltre le strutture e le difficoltà.

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Don Emanuele Morelli, delegato regionale di Caritas Toscana, sottolinea:

“Guardando ai frutti che stiamo raccogliendo da queste esperienze di gemellaggio tra le nostre diocesi toscane e la comunità cristiana di Trebisonda, ci impegniamo a proseguire e consolidare questo percorso anche negli anni a venire. Il valore di questo gemellaggio va oltre la semplice collaborazione: è un cammino di confronto e di reciprocità che arricchisce entrambe le realtà, favorendo un dialogo basato sulla condivisione di fede, culture e speranze.
Siamo consapevoli dell’importanza di costruire insieme un presente che possa trasformarsi in un futuro solido. Questo scambio ci aiuta a guardare oltre facendoci crescere come comunità in ascolto e apertura. Proseguiremo dunque questo cammino con responsabilità e gratitudine, certi che sia una testimonianza viva e preziosa per tutti”.

Padre Leonardo Camara, parroco di Trebisonda racconta:

“Il gemellaggio tra Caritas Toscana e Caritas Turchia è stata una bellissima esperienza di scambio culturale, scambio di esperienze e lavoro comune. Con i due gruppi che sono venuti in Turchia quest’anno abbiamo potuto sperimentare come i giovani di oggi abbiano tanta forza ed energia per fare grandi cose per Dio e per il prossimo. Sono stati momenti di preghiera, lavoro, giochi, divertimento, conversazioni e tanta gioia. Quella gioia che è il segno distintivo del cristiano e che fa la differenza anche nella nostra parrocchia e nel Paese in cui viviamo. La nostra comunità parrocchiale è piccola e conta molti stranieri, e questo scambio li aiuta a conoscere nuove realtà che, senza dubbio, arricchiscono tutti. Speriamo anche che coloro che sono venuti possano tornare nelle loro diocesi e parrocchie arricchiti da ciò che hanno potuto vivere qui, essendo sempre più vicini a Dio, potendo così svolgere con sempre maggiore impegno e amore il lavoro loro affidato.
Con questo gemellaggio vedo che l’ispirazione di don Andrea Santoro, così come il ricordo della sua vita, continuano a essere vivi nella nostra parrocchia e in ciascuno di noi, e possiamo essere quel piccolo segno di unità in un tempo di tanta guerra e confusione”.

Anche Luca Orsoni, responsabile di YOUngCaritas Firenze, ha condiviso una riflessione che riassume bene lo spirito dei nostri giovani:

“I mesi estivi sono spesso mesi di ‘partenze’: la meta può essere una spiaggia, un bosco, una montagna, oppure un viaggio itinerante alla scoperta di nuove esperienze e storie. I nostri giovani che hanno fatto l’esperienza della Turchia hanno provato a trovare tempo e spazio per coltivare desideri che durante l’anno vengono inghiottiti dagli impegni quotidiani di studio o lavoro. Ma soprattutto hanno provato ad aprire lo sguardo sul mondo, tornando a casa con una maggiore consapevolezza, comprensione e apertura mentale verso le diverse realtà che li circondano: ed è proprio da questa capacità di guardare ‘oltre’ che dovremmo partire per la costruzione di una società più inclusiva e accogliente”.

Mons. Mario Vaccari, vescovo delegato delle Caritas della Toscana, ha voluto sottolineare l’importanza dell’apertura all’internazionalità in un cammino di fede:

“Vorrei dire a questi giovani, e a tutti coloro che vengono a conoscenza di questo gemellaggio tra Caritas e Turchia, quanto sia importante aprirsi all’internazionalità. La nostra Chiesa è universale, abbraccia tutto il genere umano, nelle sue diverse culture.
Ho parlato con vescovi provenienti da Giappone, Algeria e Bangladesh, dove il cristianesimo è minoranza: lì il Vangelo sta nascendo e cresce come un piccolo seme, mentre in Occidente ha già radici profonde ma rischia di perdere la sua forza evangelica.
Nel Giubileo ho visto giovani da tutto il mondo, anche da zone di guerra come Palestina e Ucraina, ricordati nelle celebrazioni. Questa è la vera Chiesa cattolica: essere vicini a chi soffre e subisce oppressione.
La Chiesa in Turchia vive una situazione simile, come abbiamo sperimentato visitando l’episcopio di Istanbul e la scuola aperta a tutti. Questa esperienza concreta fa toccare con mano la cattolicità della Chiesa, ed è proprio questo che rende prezioso il gemellaggio”.

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Le testimonianze dei ragazzi che hanno partecipato: QUI

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*Caritas Firenze

Aggiornato il 04/08/25 alle ore 15:14