La carità non è statica
Non sappiamo da dove sia partita, né in quale delle ormai rare cassette rosse della posta italiana sia stata imbucata. Ma in un giorno di maggio, quella busta ha interrotto la consuetudine della corrispondenza che quotidianamente raggiunge gli uffici di Caritas Italiana.
Era anonima, senza mittente. Solo un biglietto scritto a mano, con una grafia minuta e incerta: «Gentili, un pensiero per il Myanmar». Dentro, una banconota da cinque euro.
Come la vedova del Vangelo che, nel silenzio del tempio, getta due monetine nel tesoro – tutto ciò che aveva per vivere – anche questa persona anonima ha consegnato il suo piccolo dono con la libertà di chi non è solito misurare e fare conti, ma è capace di affidarsi. Allo stesso modo, questa persona anonima ha consegnato a tutti noi una moderna parabola di speranza.
La donazione è stata destinata, come richiesto, agli aiuti per il Myanmar colpito dal terremoto, ma quella lettera è diventata il simbolo di un’umanità che sceglie di farsi dono, segno di uno sguardo globale che ci consente di sentirci tutti parte della stessa famiglia.
Ed è per questo che la donazione non poteva restare anonima per sempre. È nata così l’idea di affidare a un artista l’onere e la bellezza di trasformare quel piccolo dono in opera d’arte.
“La carità non è statica” nasce da una banconota diventata simbolo di amore concreto, di spinta propulsiva, secondo le proprie possibilità, di partecipazione a progetti che vanno incontro alle vere necessità di fratelli e sorelle in questa umanità.
Massimiliano Ferragina
Il progetto artistico
Massimiliano Ferragina, con rara sensibilità, ha accolto la commissione e ha scelto di donare a Caritas Italiana l’opera “La Carità non è statica” (2025, cm 100×120), ideata a partire da un grande cuore umano, un cuore muscolo, palpitante, vivo, non idealizzato, vero. Un cuore che pulsando genera un movimento vitale, salvifico, redentivo.





La banconota è diventata opera d’arte, storicizzata come simbolo potente di quell’amore che umanizza, commuove, avvicina, ci accomuna. Dai cinque euro, immersi nella foglia d’oro per evidenziare il loro valore inestimabile, partono le pulsazioni del cuore che sovrasta una umanità in cammino, in ricerca, seppur confusa e disorientata illuminata dalla grande e vistosa croce della Caritas Italiana. Lo Spirito Santo “aleggia” sulla scena, sulla composizione, irradia dei suoi doni un mondo sempre più in continua emergenza, in continua necessità di testimoni e di azioni credibili per poterci davvero definire umani. Un battito, come il segno di un elettrocardiogramma, attraversa la composizione e la unifica, tiene unite le parti di una chiesa viva.
Oggi, quest’opera è collocata nella sede della Caritas nazionale, come segno e testimonianza. Quel cuore batte anche qui, per noi, per chiunque entri, per chiunque si lasci provocare. Ci ricorda che ogni dono, anche il più piccolo, è un’opera segno che ci invita a guardarci accanto, a sentire come nostre le fatiche degli ultimi. Ci chiede di non distogliere lo sguardo dalle povertà del nostro tempo, vicine e lontane, perché la carità è scegliere di vivere la fraternità, abitando i confini, per colmare ogni distanza. A partire da noi.


