08 Febbraio 2023

Dalla violenza a terra di diritti

Guatemala: l’impegno di Caritas e delle organizzazioni locali nell’orizzonte dello sviluppo umano e integrale

Nel Paese centroamericano, 36 anni di conflitto armato e il ricordo della violenza e dell’orrore subiti hanno lasciato una ferita profonda nel cuore del popolo guatemalteco. Insieme alla paura che questo triste capitolo di storia possa riaprirsi. Come sappiamo la memoria storica è la prima ad essere rimossa dalle coscienze di chi governa e la pace così difficilmente ottenuta è perennemente minacciata dagli interessi politici ed economici di chi detiene il potere.

A 26 anni dalla firma degli accordi che hanno posto fine al conflitto (29 dicembre 1996), in Guatemala la pace è ancora un concetto astratto e i diritti umani sono costantemente violati. L’alto tasso di corruzione e l’incidenza della criminalità organizzata che si incunea nelle decisioni dello Stato, minaccia gravemente la democrazia e la pace sociale. I dati ufficiali sono allarmanti: nel 2020 si sono registrati 1004 casi di aggressioni, 15 omicidi e 22 tentativi di omicidi contro gli appartenenti alle varie associazioni di difesa dei ditti umani1.

A 26 anni dalla firma degli accordi che hanno posto fine al conflitto, in Guatemala la pace è ancora un concetto astratto e i diritti umani sono costantemente violati

Nella difesa di questi diritti e nella costruzione continua di processi di pace e riconciliazione, gli agenti di pace della pastorale sociale della Chiesa cattolica hanno svolto e continuano a svolgere un ruolo importantissimo, pagando spesso con la vita il loro intervento in difesa dei più deboli e di coloro che non hanno voce.

Una delle vittime più note di questa persecuzione è stato Monsignor Juan José Gerardi, vescovo di Città del Guatemala, brutalmente assassinato il 26 aprile del 1998 dopo aver presentato “Guatemala, mai più”, Il Rapporto della Chiesa cattolica sulle violazioni dei diritti umani commesse durante il conflitto armato che ha coinvolto il Paese tra il 1960 e il 1996. Questo importantissimo Rapporto voleva restituire la verità alle comunità e trasformare la memoria storica in una pedagogia di pace, specialmente per i bambini e per i giovani delle nuove generazioni.

Oggi le numerose commissioni della pastorale sociale operano con solerzia per tutelare i diritti di quelle fasce della popolazione più vulnerabile, soprattutto dei popoli indigeni, ancora oggi vittime sistematiche di violazioni dei diritti umani.  Ricordiamo che in un Paese di 14,9 milioni di abitanti, ben 6,5 milioni (43,75%) appartengono a uno dei 22 popoli Maya o al Garifuna, Xinca e creolo o popoli afro discendenti2.

Le commissioni della pastorale sociale operano per tutelare i diritti di quelle fasce della popolazione più vulnerabile, soprattutto dei popoli indigeni, ancora oggi vittime sistematiche di violazioni dei diritti umani

La difesa dei popoli indigeni in Guatemala è strettamente legata alla proprietà della terra. Non per nulla lo stesso conflitto armato ebbe origine a causa delle indebite espropriazioni che le multinazionali minerarie attuavano a scapito dei piccoli proprietari terrieri, prevalentemente indigeni. I conflitti legati alla terra sono un tema quotidiano in Guatemala e in questo campo la Chiesa cattolica, con la sua grande rete di congregazioni, gruppi pastorali, laici, vescovi e pastori, ma soprattutto di avvocati specializzati che operano nella difesa dei diritti ambientali, ha fatto e continua a fare grandi sforzi perché vengano rispettati i numerosi accordi internazionali che riconoscono chiaramente i diritti di proprietà ai popoli indigeni e il diritto a essere consultati ogniqualvolta vengano varate leggi o progetti di sviluppo che possono avere un impatto sulle loro vite3.

La difesa dei popoli indigeni in Guatemala è strettamente legata alla proprietà della terra. Lo stesso conflitto armato ebbe origine per le indebite espropriazioni che le multinazionali minerarie attuavano a scapito dei piccoli proprietari terrieri, prevalentemente indigeni

L’ESPERIENZA DI CARITAS ITALIANA IN GUATEMALA

L’esperienza di Caritas Italiana in Guatemala inizia nel 2007, sviluppandosi lungo percorsi di sostegno alle comunità rurali, soprattutto nell’area dell’agricoltura eco-sostenibile e dell’autonomia produttiva dalle grandi filiere commerciali trans-nazionali. Il 7 luglio 2012 un forte terremoto di magnitudo 7.4 colpisce le aree interne del Guatemala, provocando morte e distruzione. A partire da quell’evento Caritas Italiana rafforza la sua presenza nel Paese, dando vita a un piano di sostegno e rilancio delle attività produttive su base comunitaria, in stretta collaborazione con la Pastoral de la Tierra, un organismo promosso dalla Diocesi di San Marcos, nell’entroterra montano del Paese.

Dalla sua nascita ad oggi la Pastoral accompagna le comunità indigene e non indigene escluse dai processi decisionali, facilitando la costruzione di politiche e strategie volte allo sviluppo rurale integrale e in armonia con la natura. È anche molto attiva in progetti di tutela e la promozione della cultura dei popoli Maya Mam, che nonostante rappresentino più del 90% della popolazione totale del Municipio, continuano a essere soggetti a razzismo e discriminazione sociale. Per questo il recupero e l’inclusione delle tradizioni locali è imprescindibile nella creazione di un vero processo democratico a livello statale.

Con il sostegno di Caritas Italiana sono iniziati i lavori per la costruzione di un centro di comunità in sintonia con le antiche tradizioni del popolo Maya. Il progetto, fortemente voluto dal Consiglio delle autorità ancestrali di Tutuapa, con il quale la Pastorale della Terra coopera da anni, ha come scopo insegnare alle nuove generazioni, sempre più inclini alla fuga nelle città, verso il vicino Messico o gli Stati Uniti, il valore e la ricchezza delle tradizioni primordiali che con il tempo rischiano di perdersi. 

Nel corso degli anni la Pastoral de la Tierra, con l’accompagnamento di Caritas Italiana, ha saputo leggere e dare forma concreta ai bisogni che di volta in volta venivano manifestati dalle popolazioni rurali. Si pensi alla costruzione del mercato agro-ecologico di Tacaná nel 2014, nato da un lungo processo di organizzazione comunitaria che ha portato con il tempo alla costituzione della RED PPAS (rete di produttori e promotori agro ecologici di San Marcos), coadiuvata dalla stessa Pastorale. Il mercato è ancora oggi un punto di riferimento per gli agricoltori e le famiglie della zona. Accanto a questo ambito Caritas Italiana è stata anche attiva sostenendo progetti di promozione e protezione a favore delle donne nelle aree urbane, molto spesso vittime di discriminazione sociale e violenza, anche all’interno della famiglia.

Nel corso degli anni la Pastoral de la Tierra, con l’accompagnamento di Caritas Italiana, ha saputo leggere e dare forma concreta ai bisogni che di volta in volta venivano manifestati dalle popolazioni rurali

La Pastoral de la Tierra sa bene che lavorare sull’organizzazione comunitaria è importantissimo per innescare sani processi di sviluppo e per la creazione di una cultura di pace. Ma non è sempre facile, come racconta Eulalio Gutierrez, membro della RED PPAS: «L’organizzazione comunitaria è alla base della nostra cultura e dei nostri valori di rispetto e aiuto reciproco, ma durante il conflitto armato le comunità non si organizzavano più perché ci dicevano che i gruppi che si organizzavano venivano uccisi dalle bande armate. Dopo la firma degli accordi di pace la situazione è migliorata, le comunità si organizzano per tutto ciò che è necessario, ma con meno forza perché ora quello che succede è che i giovani se ne vanno al Nord, negli Stati Uniti. Questo, certo, aiuta a migliorare la nostra economia con le rimesse, ma distrugge le famiglie. Quando vado alle riunioni comunali o in chiesa, ci sono pochissimi giovani, più donne sole, abbandonate dai mariti e anziani. Questa fuga al Nord a molti ha dato una casa, un terreno, più ricchezza, ma per tanti altri ha significato la rovina. So di molti giovani che si sono persi nell’alcool o sono in carcere lì al Nord ……».

Affrontare il tema dell’occupazione giovanile e cercare così di ridurre lo spopolamento delle comunità è divenuto nel tempo uno degli obiettivi strategici per chi lotta nel territorio. Su questa linea di azione sono attive Caritas Italiana e Pastoral de la Tierra, che in questo modo tentano di ridurre l’impoverimento economico e sociale verso il quale altrimenti si dirige inesorabile il Guatemala. Lo aveva ben intuito mons. Gerardi, quando affermava che «una società capace di rispettare la dignità umana si costruisce a partire dai più giovani». Lavorare sulla creazione di opportunità in loco, recuperando dove possibile le conoscenze ancestrali, potrebbe mitigare il fenomeno dello spopolamento e promuovere su basi più sostenibili lo sviluppo umano e socio-economico del Paese (fine).

Affrontare il tema dell’occupazione giovanile e cercare così di ridurre lo spopolamento delle comunità è divenuto uno degli obiettivi strategici per chi lotta nel territorio


  1. Dati diffusi da UDEFEGUA, l’Unità di protezione dei difensori dei diritti umani in Guatemala.
  2. The International Work Group for Indigenous Affairs (IWGIA), D. Mamo (ed.), The Indigenous World 2022, IWGIA, April 2022.
  3. Si pensi alla Convenzione 169 dell’ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro) o alla Dichiarazione di Rio del 1992.

DAL 15 FEBBRAIO SU WWW.CARITAS.IT IL DOSSIER “BANDE, MARAS E PANDILLAS. LE GANG GIOVANILI, UN FENOMENO TRANSNAZIONALE”

Questo dossier approfondisce il fenomeno delle bande giovanili anzitutto in due territori del Centroamerica: Guatemala e Haiti, dove tale situazione appare ancora oggi molto presente. Ma confronta poi i risultati di quanto rilevato con l’Italia e l’Europa, perché il fenomeno non riguarda solamente i Paesi del continente americano.

Oltre a riportare dati di statistica pubblica sulle tendenze in atto, vengono presentati gli esiti di una indagine sul campo che ha coinvolto duecentocinquanta giovani. Alcune storie di vita e interviste realizzate appositamente, con la partecipazione di operatori ed ex membri di gang giovanili, arricchiscono il testo e consentono di andare in profondità nei meccanismi di inclusione e funzionamento delle bande.

La somministrazione dei questionari e la raccolta delle storie di vita è stata curata da operatori espatriati e giovani volontari del servizio civile universale di Caritas Italiana, operanti proprio ad Haiti e Guatemala. Chiude il testo una sezione dedicata alle possibili piste di lavoro a disposizione dei vari territori.

Aggiornato il 08/02/23 alle ore 14:18